METTERE, TENERE IL BRONCIO


L’appellativo ital. broncio «viso atteggiato a cruccio» è fino ad ora praticamente privo di etimologia, ossia è di origine ignota (cfr. S. Battaglia, Grande Dizionario della Lingua Italiana, Torino 1961-2002, II 392). Quasi tutti i dizionari etimologici italiani lo fanno derivare, ma dubitativamente, dal «francese antico (em)bronchier «vacillare, essere incerto, pensieroso» (testimoniato nel 1176, come “sporgersi in avanti”), di origine incerta» (vedi M. Cortelazzo – P. Zolli, Dizionario Etimologico della Lingua Italiana, Bologna, 1979-1988; II ediz. a cura di M. Cortelazzo e M. A. Cortelazzo, col soprattitolo Il nuovo etimologico, 1999).
L’unico vocabolario che si distacchi dagli altri è quello di B. Migliorini - A. Duro, Prontuario Etimologico della Lingua Italiana, Torino 1950, il quale riporta il nostro appellativo, ma sempre dubitativamente, al tardo latino brunchus «muso».
Io sono dell’avviso che la comparazione dell’appellativo italiano con uno sardo, certamente corradicale, tolga ogni dubbio su questa spiegazione prospettata da Bruno Migliorini e Aldo Duro. Nella lingua sarda esiste ed è molto frequente l’appellativo bruncu, fruncu, vruncu, runcu, nuncu «grugno del maiale, ceffo, muso» ed anche «cima, punta, vetta, spuntone, rialzo, gobba di monte»; il quale deriva sicuramente dal lat. brunchus, *runcus (REW 1337, 7446a). Notevole è la frase sarda bíbere a bruncu, che significa «bere direttamente dalla borraccia o bottiglia o dal fiasco» (cfr. M. Pittau, Dizionario della Lingua Sarda - fraseologico ed etimologico, I vol., Cagliari 2000, II vol. 2003).
Pertanto a mio avviso l’ital. mettere il broncio oppure tenere il broncio in effetti significa propriamente «mettere oppure tenere il muso».
Però, per rispettare le precise corrispondenze fonetiche, si deve interpretare che l’appellativo italiano si rifà non propriamente al lat. brunchus, bensì ad una sua forma diminutiva *brunch(u)lus «musetto, musino».
Massimo Pittau - linguista

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