Storia di parole
labirinto
l vocabolo greco labýrhinthos «labirinto» risulta fino al
presente di origine ignota. Alcuni etimologisti lo hanno definito
“egeo”, altri “preellenico”, altri “preindoeuropeo”, altri
“mediterraneo”, altri infine “di origine ignota”.
A mio giudizio il vocabolo è di origine egeo-anatolica e precisamente deriva dal (pre)greco lebērhís,-ídos «coniglio» (greco di Marsiglia), il quale è chiaramente lo stesso vocabolo che léporhis «lepre» (Eolide e Sicilia) e lat. lepus,-oris «lepre» (GEW, DELG, DELL).
Lo sviluppo semantico fra l’idea di “labirinto” e quella di
“coniglio” si chiarisce bene col fatto che questo animale si scava una
tana a forma di “cunicolo”, cioè di “labirinto”. Questo sviluppo
semantico trova un esatto riscontro nel vocabolo lat. cuniculus, il quale significava ugualmente «cunicolo» e «coniglio».
L’origine egeo-anatolica dei vocaboli greci lebērhís,-ídos «coniglio» e léporhis «lepre» e pure di quello lat. lepus,-oris
è confermata da vocaboli di due popoli che erano imparentati fra loro e
che proprio da quell’area geografica, e precisamente dalla Lidia,
traevano la loro comune origine, gli Etruschi d’Italia e i Sardi
Nuragici della Sardegna (OPSE, StSN).
Nel lessico etrusco conservatoci figura un gentilizio (femminile e al genitivo) Leprnal (ThLE²), che corrisponde chiaramente al cognomen lat. Leporinus (RNG 351). Inoltre il suffisso del (pre)greco labýrhinthos trova esatto riscontro nel vocabolo etrusco Aminθ «Amore, Cupido, Eros» (ThLE²).
Nella odierna lingua sarda esiste un relitto prelatino e quindi “nuragico” o “protosardo”, lèppore, lèppere, lèpporo, lèp(p)uri, lèppiri «lepre», il quale per consistenti difficoltà fonetiche [vocali differenti e continuata conservazione della esplosiva sorda –p(p)-] non può derivare dal latino (DES; NVLS) e il quale del resto trova riscontro nei seguenti toponimi, pur’essi “nuragici” o “protosardi”: Leperiò (2 siti differenti, Orgosolo), Leporeni (Orgosolo), Leporetè (Torpè), Leporitè (Siniscola), Lepporithái (Mamoiada, Nùoro) (LISNE 216; OPSE 197; LISPR)], tutti caratterizzati da fatti fonetici e formativi di sicura matrice nuragica o protosarda.
Come ulteriore notazione segnalo che sempre all’area geografica egeo-anatolica ci riporta il nome della città di Lábranda,
nella Caria, in Asia Minore (Erodoto, Strabone), il quale mostra
abbastanza chiaramente di essere corradicale con l’appellativo labýrhinthos. In infine probabilmente è da riportare agli appellativi greci lebērhís,-ídos «coniglio», léporhis «lepre» e al lat. lepus,-oris pure il nome dell’isola tirrenica di Lipari (greco Lipárha). La
vistosa esistenza di capre in molte isole del Mediterraneo (Capri,
Capraia, Caprona, Caprera, ecc.) era dovuta – come mi ha riferito un
collega veterinario - ai naviganti antichi, i quali ve le introducevano
a scopo venatorio, per avere negli sbarchi successivi sia il latte sia
la carne dei caprini. E qualcosa di simile facevano pure coi conigli e
con le lepri.
[NB: Per le sigle bibliografiche vedi M. Pittau, La Lingua Etrusca - grammatica e lessico, Nùoro 1997 (Libreria Koinè Sassari); Dizionario della Lingua Etrusca, Sassari 2005 (Koinè)].
Mi
è venuto in mente che Plinio (III, 6, 83) chiama le isole
dell'arcipelago della Maddalena Cuniculariae, cioè "isole dei conigli
selvatici" e qualche giorno fa ho letto in internet che un'isola del
Giappone è abitata da centinaia di conigli selvatici ...
Massimo Pittau, 2017
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