H. J. Wolf
Toponomastica Barbaricina, i nomi di luogo dei comuni di Fonni, Gavoi, Lodine, Mamoiada, Oliena, Ollolai, Olzai, Orgòsolo, Ovodda
Nùoro, ediz. Insula-Papiros, 1998, pagg. 317
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Questo lavoro costituisce il risultato di una commissione data all'Autore dalla Comunità Montana del Nuorese, nella Sardegna centrale, sulla toponimia dei 9 villaggi che costituiscono la Barbagia propriamente detta, quella che prende nome dal suo antico capoluogo, cioè Barbagia di Ollolai. Chi ha individuato e segnato i limiti propriamente linguistici di questa subregione della Sardegna e del relativo dialetto barbaricino è il grande Max Leopold Wagner, maestro della linguistica sarda. E ciò ha fatto in base ad alcuni fenomeni molto caratteristici che sono propri di questo dialetto: sul piano fonetico il cosiddetto "colpo di glottide" e la "avversione alla consonante f", sul piano lessicale e su quello toponimico la conservazione, effettuata molto meglio che altrove, dei relitti della lingua prelatina che i Sardi parlavano prima della loro totale latinizzazione linguistica. Il Wolf ha dedicato molto del suo interesse a questi relitti, i quali si ritrovano sia allo stato di appellativi, sia e soprattutto allo stato di toponimi. Già in una sua opera precedente, Studi barbaricini - Miscellanea di saggi di linguistica sarda (Cagliari 1992), il Wolf aveva fatto questa importante considerazione: la Barbagia costituisce una zona assolutamente unica in tutta la Romània, perché in essa si registra la più alta percentuale di toponimi prelatini: addirittura più del 33%.
Rispetto ai toponimi l'Autore in primo luogo si è preoccupato di trovare ed indicare la esatta pronunzia di ciascuno, spesso molto differente da quella registrata nei documenti catastali e nelle carte militari, in secondo luogo si è dato da fare per recuperare dalla tradizione orale non pochi toponimi che finora non risultavano registrati in nessun'altra maniera. Per questa sua opera di esatta trascrizione e di ampio recupero dei toponimi non soltanto gli specialisti, ma anche tutti gli abitanti della Barbagia non potranno che essere grandemente riconoscenti al linguista tedesco.
Però, proprio in quest'ordine di idee, a me sembra che egli abbia fatto una scelta nient'affatto appropriata, quando ha disertato totalmente la grafia tradizionale della lingua sarda, optando invece per l'uso esclusivo della grafia fonetica. Quanti saranno - mi chiedo - gli abitanti della Barbagia che sapranno leggere i lunghi elenchi dei loro toponimi, tutti scritti in grafia fonetica? Inoltre, siccome i dirigenti della Comunità Montana di certo sono stati mossi a promuovere la raccolta e lo studio del Wolf anche in vista del recupero di tutta e della esatta toponimia della loro subregione, spereranno forse di far circolare il libro nelle scuole? E scriveranno forse i toponimi in grafia fonetica nelle insegne stradali? Peccato, non si potrà negare che è andata perduta un'ottima occasione!
A parte questo, come cultore di linguistica sarda e in particolare di toponomastica, dico di apprezzare grandemente il libro del Wolf, sia per la vastità geografica della sua ricerca, sia per la ricchezza del materiale toponimico raccolto, sia e soprattutto perché probabilmente egli salvato dalla scomparsa definitiva non pochi toponimi che finora non risultavano registrati in alcun documento scritto. Sul piano documentario, dunque, il mio apprezzamento del libro del Wolf è incondizionato, nonostante che, in base a due tesi di laurea di due miei allievi, una relativa alla toponimia di Oliena e l'altra a quella di Ollolai, debbo segnalare che purtroppo al Wolf sono sfuggiti non pochi toponimi. In particolare in base alla tesi relativa alla toponimia di Ollolai, per la quale ho avuto come secondo relatore, come "cultore della materia", il prof. Michele Columbu di Ollolai, profondo conoscitore del suo dialetto, segnalo che la mia allieva Marianna Mazzette ha registrato 240 toponimi in più dei 112 registrati dal Wolf; al quale dunque sono praticamente sfuggiti più di due toponimi su tre del territorio di Ollolai. Che sono troppi, pur accettando i limiti della sua ricerca indicati dal Wolf a pag. 14... C'è da augurarsi vivamente che una tale percentuale di toponimi mancanti non coinvolga anche gli altri 8 paesi.
Sorvolando su ciò, dico che mi sento molto meno soddisfatto sul piano della analisi linguistica, cui lo studioso tedesco ha sottoposto il materiale raccolto.
L'opera implica due parti essenziali: i Toponimi Paleosardi e i Toponimi Romanzi, ma ovviamente la parte più interessante e, vorrei dire, quella "appetitosa", è la prima, quella relativa ai relitti della lingua del sostrato prelatino. Questa lingua il Wolf continua a chiamarla "paleosardo", nonostante che io abbia fatto osservare, in una mia recente ampia opera, che egli ben conosce, ma che non ha citato neppure nella sua Bibliografia (M. Pittau, I nomi di paesi città regioni monti fiumi della Sardegna - significato e origine, Cagliari 1997, Gasperini Editore, pag. 10), che "paleosardo" è una denominazione deviante ed ambigua, dato che potrebbe significare meglio "sardo antico", cioè "sardo medioevale", differente ed opposto al "neosardo", che sarebbe il sardo moderno od attuale. Io pertanto ormai preferisco parlare di "relitti del sostrato nuragico" con riferimento ai Sardi costruttori dei famosi "nuraghi", oppure di "relitti del sostrato sardiano", con una distinzione tra "sardo" e "sardiano" analoga a quella adoperata da Gian Battista Pellegrini nella nota distinzione che egli ha fatto tra "veneto" e "venetico" (i Greci chiamavano gli abitanti della Sardegna anche Sardianói).
Comunque sia di ciò, venendo alla analisi effettiva del Wolf, molto di più e immediatamente stupisce il fatto che rispetto ai toponimi prelatini egli si sia limitato esclusivamente ad una analisi fonetica, con totale esclusione di quella semantica (pag. 28). Dico subito che questa decisione del Wolf mi ha in un certo modo sconcertato e mi trova in pieno disaccordo. Perché una analisi semantica dei toponimi prelatini in Sardegna è in non pochi casi possibile e del tutto legittima, in virtù della felice circostanza che non pochi toponimi trovano ancora esatto riscontro in appellativi tuttora usati dai parlanti, appellativi per i quali il valore semantico è quasi sempre del tutto certo. Ad esempio il nome di villaggio Urzuléi riporta chiaramente al fitonimo prelatino úrtzula "viticcio" e "smilace spinosa" (Wagner); i toponimi Murguliái (Orgosolo) e Morgoliái (così risulta a me; Ollolai) richiamano il fitonimo prelatino murguléu "betonica glutinosa", "elicriso"; il nome di villaggio di Atzára riporta al fitonimo prelatino atzára "clematide cirrosa", "viticcio", "vitalba" (Clematis cirrhosa, flammula, vitalba) (NPS s.v.); il toponimo Bortiòccoro riporta al fitonimo prelatino (ic)ciòccoro, thiòccoro, ittiòccoro "aspraggine" (Helminthia echioides; "pianta cicoriacea", FPS) ("voce certamente preromana" per i DES II 548, NPS 190, 192), da confrontare - non come derivato, bensì come imparentato geneticamente - col greco kikhórhion, kórkhorhon "cicoria selvatica" (Cichorium intybus L.) (NPC s.v.); il toponimo Loddási (Mamoiada) richiama chiaramente l'appell. prelatino lodde, loddo, loddasu "volpe".
A me sembra che un linguista che, affrontando problemi di toponomastica di qualsiasi luogo o dominio, rinunziasse del tutto a qualsiasi riferimento semantico, quando pure potrebbe tranquillamente farne, è come se, avendo due gambe per procedere, se ne tagliasse di proposito una...
Ma tant'è; messosi su questa direzione di analisi, evidentemente il Wolf non poteva fare altro che tentare di effettuare uno studio sulla sola "struttura fonetica dei toponimi" (pagg. 22, 28).
Senonché i suoi risultati, pur ridotti solamente a questo, a me sembrano piuttosto deludenti, in primo luogo perché con tale procedimento il Wolf si è chiuso ogni possibilità di effettuare accostamenti con altri domini linguistici, come invece abbiamo tentato di fare tutti i linguisti che ci siamo finora interessati di toponimia prelatina della Sardegna (M. L. Wagner, B. Terracini, V. Bertoldi, C. Battisti, J. Hubschmid, G. Alessio, E. De Felice, M. Pittau, G. Paulis). In secondo luogo i risultati prospettati da lui in effetti risultano grandemente aleatori. Infatti, considerato che le radici e i gruppi fonetici prelatini che il Wolf ha isolato e studiato non differiscono granché da quelli che si riscontrano nei vocaboli del sardo come lingua neolatina, viene immediata e consistente la supposizione che i relitti prelatini si siano alla lunga conformati alla fonetica sia del latino sia del sardo-latino, magari con fenomeni di sincope o di anatpissi, ecc. Con risultati finali, dunque, pressoché nulli. Se noi accettassimo in quanto tali i risultati ottenuti dal Wolf, dovremmo concludere che su tutti gli studi precedenti fatti sull'argomento è da tracciare una croce e che la conoscenza del sostrato linguistico prelatino della Sardegna, nonché progressi, ha fatto autentici e sostanziali regressi.
L'unica cosa veramente azzeccata dal Wolf mi sembra la individuazione e l'isolamento dei suffissi prelatini, anche se, per il vero, egli è stato sull'argomento preceduto da un mio studio giovanile del 1958 (SSls).
Fatta questa panoramica generale del libro e soprattutto della metodologia messa in atto, vengo adesso a quei casi di toponimi nei quali il Wolf o ha errato a vedere altrettanti relitti prelatini mentre non lo sono affatto, oppure non ha intravisto alcuna soluzione per toponimi che sono chiaramente neolatini o infine ne ha indicato una che a me sembra errata. Preciso però, per la ragione accennata in precedenza, che io adopero la grafia tradizionale del sardo (con q = colpo di glottide), non la grafia fonetica.

Anna Costáscia (Oliena), per il quale il Wolf indica un punto interrogativo (pag. 182), è da intendersi "Anna Costanza".

Arren(n)égula (nome di un nuraghe di Oliena) è da intendersi come María Arrennégula, uguale a María Rajosa "Maria Rabbiosa" (demone femminile che fa venire la rabbia; su molti nuraghi circolano leggende di orchi e di demonî; SN § 31 segg.); da s'arrennegare "arrabbiarsi" (DES I 121).

Barbòre e Borvòre di Mamoiada (stesso toponimo) corrisponde a Borbòre di Nùoro ed entrambi all'appell. borbòre "fervore, abbondanza", (fig.) "alterigia, boria" (Nùoro); Funtana Borborosa "fontana abbondante" (Lodè); dal lat. fervore(m) (manca nei REW e DES) (ONT 39 = M. Pittau, L'origine di Nùoro - i toponimi della città e del suo territorio, Nùoro 1995, pag. 39; neppure questo mio libro il Wolf ha citato!).

Baritta (Fonni) potrebbe essere il cogn. Berritta, derivato dall'appell. berritta, barritta "berretta sarda, copricapo del costume maschile" (CSSO).

Berte Voe (Oliena) è da intendersi "Berto oppure Bartolomeo Boe", non "Berta Boe".

Caqa Voes "caga-buoi" (Gavoi) esiste anche a Nùoro per indicare una forte salita, la quale costringeva i buoi, per la fatica che sostenevano nel tirare un carro carico, alla detta funzione fisiologica (ONT 41).

Corcodde (Oliena) richiama il toponimo laziale Corcolle e corrisponde all'appell. barb. gorgodde, gargodde "fessura del suolo o della roccia, strettoia, inghiottitoio", (Ollolai) "fangaia", che probabilm. è da collegare con gárgara "inghiottitoio" (manca nel DES).

Cuddina (ma anche Coddina) (Oliena) deriva dal lat. collina.

Dorviniusti, Durveneusti (Orgosolo) per la sua lunghezza ha l'aria di essere un toponimo composto; ed io propongo di scioglierlo nei nomi personali medioev. Dorbeni Iustu (CSPS, CSNT, CSMS).

Elisèo ed Elissèa (Fonni, Olzai; supercorretto in Filisèo a Sarule) non è altro che il nome pers. Eliseo-a.; cfr. su Crastu de sant'Eliseu (Mores), Santu Liséi (Nule) e cogn. Liséi (SN 128, CSSO 125).

Ermissari (Ovodda) corrisponde ad armissáriu "stallone, cavallo da monta", dal lat. armissarius. Talvolta nei dialetti del centro montano, per eccezione non rilevata dal Wagner, il suff. -áriu, viene reso come -ari: nuor. Ispiddari "sito di scilla", da aspidda, a sua volta dal lat. squilla (ONT). Così pure Ormari "seguitore di orme" (soprannome del proprietario del terreno; Orgosolo), da orma "traccia", dal corrisp. ital. (DES II 194). [Mazzari "Luogo di cespugli" (Nùoro); pirastrári "ladruncolo che si accontenta di rubare i frutti del peri selvatici", tascári "ladruncolo che si accontenta di rubare dai tascapani degli uomini di campagna" (Bonorva; Virgilio Tetti).]

Erqile il Wolf ha visto bene, anche se non era sufficientem. informato: corrisponde all'appell. irchíle, erchíle "recinto per capretti" (Lodè, Lula; BNI 165), da ircu "becco, caprone"; ircòne, ercòne "becco, caprone", anche "cervo o muflone di 1 anno", dal lat. hirco,-onis "becco, caprone"; Genn'Ircu "Valico del Caprone" (Baunei), dal lat. hircus "becco, caprone" (manca nel DES). Vedi Serqoni.

Estorthu (Oliena) può ben essere un cultismo riferito ad un terreno "estorto" con maneggi giuridici al legittimo proprietario (in tutto il centro montano la vicinanza della cons. r può provocare la spirantizzazione della t: ortulanu/orthulanu, Ortobene/Orthobene, Sedd'('e) Ortái/Orthái; portale/porthale; Portólu/Porthólu, Pórthulu; norma fonetica sfuggita al Wagner).

Fradalói (Oliena); a me risulta Vradallói ed è da interpretare Frades Loi "Fratelli Loi".

Garaunèle (Mamoiada). Esatta la divisione dei toponimi Gutturunèle in gútturu ('e) Unele "viottolo di Unele", Mastrunèle in mastru Unele "mastro Unele" (cogn. medioev.). In analogia si potrebbe interpretare Garaunèle come Garáu Unele "Gherardo Unele" (CSSO 107).

Gardu qappéddu (Oliena) e Gardu qappíddu (Orgosolo) non sono due cognomi, ma sono un fitonimo che indica la "carlina" (Carlina gummifera Less.) (NPS 76).

Ghipadu (Mamoiada) corrisponde a ghippa(t)u "soddisfatto, gonfio di soddisfazione, vanitoso-a" (Loculi, Dorgali, Nùoro); ghippu "soddisfazione" (Lollove); ippu "giogaia del bue" (Bonorva), "ventre, pancia" (log. sett.); toponimi Paúli Gippa (Oristano), Curatoria di Ippis (CA); dal lat. gibbus-a "gibboso-a".

Ghirbadu (Ovodda) si può interpretare bene come l'ital. garbato. Cfr. garbu, grabbu "garbo, delicatezza, discrezione", dal corrisp. ital. (DES I 570).

Ilèqere e Iliqòre (Oliena), che a me risultano anche come Filiqère e Filiqòre in fonia sintattica, sono da connettere - non derivare - col lat. filex "felce" (finora privo di etimo) e con l'antrop. etr. Philece (OPSE 210).

Irbutzile (Ovodda) è da riportare all'appell. irbutzu, arbuthu "asfodelo", dal lat. albucium (DES I 106) e si interpreta facilm. come "sito di asfodeli".

Isqerveddatheráqos (Oliena), come ho avuto modo di scrivere nel mio libro Ulisse e Nausica in Sardegna (Nùoro 1994, Ediz. Papiros-Insula, pag. 75), piuttosto che "scervella-servi" è meglio interpretare questo toponimo come "scervella-bambini", dato che probabilm. richiama l'antica (ma non troppo!) usanza dei Sardi di eliminare i bambini nati prematuri e deboli scaraventandoli in dirupi.

Iskertziadorju o, meglio, Isqerthiadorju (Orgosolo) è lo "spiazzo privo di vegetazione dove capre e mufloni si fermano per giocare, scambiandosi incornate o carezze" (informatore Serafino Spiggia, orgolese) e deriva da iskertiare "scherzare, ruzzare" (DES I 330).

Istrada non significa affatto "strada", ma significa "lastra di pietra", dal lat. strata plur. di stratum (DES I 697).

Lanaítho (anche Lanaithu; Oliena) corrisponde all'appell. lanivittu, lanaithu, lanaittu "lanugine", "muffa"; dal lat. lanificium (DES II 10). Probabilm. il toponimo fa riferimento alla "lanugine" dei semi di qualche pianta oppure al "muschio" (lanedda) che si forma sulle rocce (NPC s.v.).

Legau (Lodine) si può interpretare bene ligau "legato da magia, sfortunato".

littu, lithu "bosco, foresta"; condivido le critiche che il Wolf muove alla derivazione da un lat. *elictum "elceto" e col Wagner torno a ritenerlo un vocabolo del sostrato (DES II 33).

Malartána (Orgosolo) si può sciogliere ed interpretare come mala artána "cattiva trappola" (soprannome) oppure come Mala ártana, árthana "cattiva brezza fredda" (DES I 130, 131).

Mannitortu (Ollolai): a me risulta Manitortu e Manitorti, che significa "che ha la mano storta o paralizzata", soprannome del proprietario del terreno.

Mannína (Oliena); è da chiamare in causa, non il cogn. Mannu, bensì l'aggett. manninu-a "compiaciuto, fiero, orgoglioso, giulivo-a", da mannu "grande" (manca nel DES II 67).

Marguethus, medioev. nome di battesimo, può ben risalire al cognomen lat. Marcetius (RNG).

Mastru Urau (Orgosolo) va letto Mastru Rau e interpretato "mastro o maestro Rau", cognome (CSSO; proposta del mio allievo Mauro Maxia).

Morrocru (Oliena) è da riportare non al cogn. Morroccu, che non esiste in Barbagia, bensì all'appell. morrócru "groviglio, pezzo" (Oliena).

Muru ghiráu (Oliena) significa non "muro curvato", bensì "muro crollato", oppure "muro rinforzato sulla cima da un sasso".

Mussiu Cícciu, Mussiu Tomasu (Oliena) e Mussissoru (Ollolai) significano "Signor Ciccio", "signor Tomaso", e "Signor Soru", dal piem. mossiú.

Orrúi, Urrúi (Lodine) assai probabilm. corrisponde al fitonimo rubu, ruu, arrú, orrú "rovo di macchia", dal lat. rubus (DES II 372). Ed il toponimo Orroale (Orgosolo) può ben essere interpretato come orruale "luogo di rovi".

Orthulè (Urzulei). A mio avviso, sbaglia il Wolf a respingere la connessione, già proposta dal Wagner, di questo macrotoponimo col fitonimo úrtzula "viticcio" e "smilace spinosa", dato che esistono le varianti che li uniscono alla perfezione: Ursul(l)è(i), Urthul(l)è(i), Urtzul(l)è(i) ed anche Or- (NPC s.v.).

Ortiqelúla, Ortiqedúla (Orgosolo): supponendo lo spostamento in avanti dell'accento, possiamo ricostruire una forma *Ortiqédula ed interpretarlo facilm. come "forbicina, forfecchia", da (f)órtiqe "forbice". Infatti proprio ad Orgosolo la "forfecchia" si dice ulqiddáda, ulqiddádula, che però ha un'altra base: (f)ulqídda < lat. furcilla + -ata, -atula. Niente di strano che nel medesimo paese un insetto abbia due nomi, perché anzi ne ha anche un terzo: pitzulagúnna "pizzica-vagina" (cunnu, qunnu < lat. cunnus). Invece la ulqiddádula vúvula è lo "scorpione".

Orvaqe (Fonni; pag. 39) è l'appell. albache, orbace, obrache "orbace, panno di lana grossolana", che deriva dall'ital. ant. albagio (DES I 68).

Paliotto è un cognome italiano, documentato ad es. a Roma. Può essere stato il cogn. di qualche carbonaio o tagliaboschi toscano o laziale.

Pili, Pirisi, sor Nolis: siccome sono sicuram. altrettanti cognomi (CSSO), è ovvio che debbano essere espunti rispettivam. dalle pagg. 79, 39, 71, 38 e 79.

Pitzichedda (Ovodda): molto meglio che pitzinnu "piccolo", è da chiamare in causa pítziccu "persona fastidiosa" (Dorgali), da pitziccare "appiccicare".

Polenarju implica una variante Pulinarju, che si può riportare a pulina (f.) "rimasuglio di legumi", "polvere fine", dimin. di pula "lolla, loppa", col significato o di "individuo pieno di polvere" oppure di "molinaro".

Pórtulu e Porthólu è un nome personale che significa "Bartolo" (CSSO); non vi si oppone alcuna difficoltà.

praza "pozzanghera" (Oliena, Orgosolo) probabilm. deriva dallo spagn. playa "spiaggia" (manca nel DES II 289).

Preda Ruqá (Oliena) è da interpretarsi "Pietra Fessurata", da rucrare, ruqrare "incrociare, spaccare", da un lat. *cruc(u)lare (SSls 90; GSN § 60; DES II 365).

Purpureddu (Oliena) è il diminutivo masch. di púrpura "porpora", dal lat. purpura, che manca nel DES.

Purtzianu (Orgosolo): piuttosto che richiamare il cogn. ital. Porciani, è molto meglio pensare ad una variante del nome pers. Pontzianu, Puntzianu "Ponziano" (CSSO 195).

Qariqáu (Orgosolo) può essere inteso come composto da qara "faccia" e *qau "cavo" (< lat. cavus), col significato di "(individuo) dalle guance cave", secondo una ben nota formazione aggettivale sarda, oppure come qariáu "massaggiato" e, ironicam., "picchiato", partic. di cariare, qariare, da caru, qaru-a "caro-a" (invece non "caricato", che si dice garriqáu).

Qeprasabba (Mamoiada) corrisponde al nuor. Crepassabba e significa propriam. "sgorga l'acqua" (ONT).

s'Abba voqada (Orgosolo) significa "l'Acqua cavata", cioè "scavata appositamente", differente da quella sorgiva, dal lat. vocare per vacare (DES I 214).

sa Iniqòla (Oliena) va inteso sa 'e Niqòla "la (terra) di Nicola".

Salusi (Olzai) ed Alusi (Oliena) può essere il nome pers. Salusi, documentato in epoca medioev. e derivato dal lat. Salusis (LCSB 190).

Serqoni (Mamoiada) è da distinguere in s'Erqoni e corrisponde all'appell. ircone, ercone "becco, caprone", anche "cervo o muflone di 1 anno"; toponimi Ircone o Ercone (Onanì), su Ercone (2: Galtellì, Lula), Ercone Chervinu (= "~ cervino"; Buddusò), su Suelqone, su Sielqone (con l'artic. agglutinato; Orgosolo); dal lat. hirco,-onis "becco, caprone" (manca nei REW e DES). Vedi Erchile.

Siddiortzái (Ovodda), in base al toponimo nuorese Sedd'Orthái (ONT 129), va sciolto, letto ed interpretato Sedd'Ortzái = "Valico di (verso) Olzai".

s'Isteddarzu, più esattam. s'Istiddárju (Ollolai) significa "il gocciolatoio" e deriva da istidda "goccia", istiddiare, isteddiare, stiddiái "stillare, gocciolare" (DES I 692).

Solítha e Solítta (punta; Orgosolo) è da intendersi "Punta Soletta o Solitaria", sardizzazione del corrisp. ital.

Sorábile (Fonni) non penso che sia un toponimo paleosardo: ritengo di avere dimostrato che esso è da riportare al lat. Serapide(m) (NPC s.v.).

s'Otharesu (che a me risulta s'Atharesu; Oliena) è meglio interpretarlo come "il nativo di Atzara" (M. Maxia) che non come "il nativo di Ozieri", che in tutta la Barbagia si dice s'Othieresu.

Sos Taláres (Lodè) non è certamente un relitto prelatino; molto probabilmente è un cultimo che indica un terreno appartenente ai "Preti".

su Dòvaru (Orgosolo e Mamoiada) è l'appell. dòbbaru, dròbbalu, tòpparu, stróppalu "intestino crasso", "intestino retto del porco", "budello, ventre, stomaco"; sos tòpparos "le budella" e "pinguedine"; cogn. medioev. Topparu (CSPS), Toparu,-o (CSMS); è da confrontare - non derivare - con l'ital. trippa "pancia, ventre" (finora di etimo incerto; DELI) (senza etimo nel DES II 496, d'altronde lacunoso).

su Mameli, su Monne, su Todde, su Ulqa (pagg. 175, 178) escludo assolutamente queste forme, che a mio fermo giudizio vanno ricostruite in su 'e Mameli, su 'e Monne, ecc. ed interpretate "il (podere o terreno) di Mameli, Monne, ecc.". Interpreto che il Wolf sia stato poco attento nell'ascoltare i suoi informatori.

su Mánganu (Oliena) è da riportare non al cogn. Mánghina, bensì all'appell. mánganu, mángalu "subbio del telaio", "bastone per girare la polenta che cuoce" (Nùoro), dal tardo lat. manganum oppure dall'ital. màngano "grosso bastone" (manca nel DES).

su Sòrgono (Orgosolo) non può essere il paese Sòrgono del Mandrolisai, sia perché presenta l'articolo, sia perché i due siti sono troppo distanti fra loro.

su Vurthare (Orgosolo) è lo stesso che su Vurvari (Mamoiada) e corrisponde al medioev. uuluare, bulvare, gulvare, gulbare "recinto per vacche e buoi", che, a mio avviso, deriva dal lat. vulva "vulva, matrice, utero" (in origine il vulvare sarà stato destinato alle vacche figliate; cfr. CSPS 63) (erra il DES I 413 e non convince SSM VIII).

Talasuniái (anche Tadasuniái, Orgosolo) corrisponde al nome del villaggio Tadasuni, per il quale ho prospettato una spiegazione nel mio ultimo libro (NPC s.v.).

Tália (Olmedo) non è un relitto preromano, bensì non è altro che il femm. del lat. eccl. Vitalis, cioè Vitalia, che è venerata a Olmedo come Nostra Segnora de Tália (CSSO).

Talisu (Lula) quasi certamente è un soprannome che corrisponde all'appellativo talisu (Nùoro) "cartapecora" (?) oppure nome di stoffa, dal catal. talis "sorta di tela" (DES II 461).

Talleri (Busachi e Noragugume) può essere l'appell. talleri "tagliere", dal corrisp. ital. (DES II 470).

Talúcciu (Sorso) non è un relitto preromano, bensì è il diminutivo del nome personale Talu, a sua volta ipocoristico di Bártalu "Bartolo".

Táralu (Orgosolo) corrisponde all'appell. táralu "tarlo", che deriva dal corrisp. ital. (DES II 466).

Tennidore (anche Tenidore; Ollolai, Orgosolo): piuttosto che "possessore" è molto meglio intenderlo "terreno facile a bruciare, terreno che brucia ogni anno" (da tènnere "prendere e tenere del fuoco, bruciare").

Tureddu (Mamoiada) non può derivare da turre "torre", mentre non è altro che il diminutivo di Tore, a sua volta ipocoristico del nome personale Salvatore (CSSO).

Tzibba (Gavoi) è il fitonimo tzibba, atzíbba "salicornia", "obione" (Atriplex portulacoides L.) (Cabras, Oristano), da connettere col sicil. scebba "salsola" (Soda salicornia L.) (NPS 381; senza etimo nel DES II 589).

Tziliadu (Gavoi) si può interpretare come partic. di tziliare "accennare a parlare", tzíliu "pigolio, pispiglio, lamento, motto, accenno a parlare", soprannome.

Useli (Orgosolo) è un cogn., attestato anche a Dorgali, che richiama il villaggio Usellus (CSSO).

Vedithóqari è da sciogliere in Vad'ithóqari e da interpretare "Guado dell'aspraggine", da (ic)ciòccoro, thiòccoro, ittiòccoro "aspraggine" (Helminthia echioides) (NPC s.v. Bortiòccoro).

Vrathale (Oliena) (Partale a Dorgali) può derivare da pratha (parta a Dorgali) "piazzola per olivi" (< lat. platea) col significato di "sito di piazzole per ulivi".

Per finire segnalo che, purtroppo, l'indice generale dei toponimi è lacunoso, per cui un toponimo che vi manchi deve essere ricercato nell'elenco di ciascun paese. Inoltre il suo ordinamento, fatto col computer, a causa degli articoli anche apostrofati è finito con l'essere grandemente complicato, per cui la ricerca risulta fastidiosissima.

Queste le sigle da me usate:

BNI = L. Farina, Bocabolariu Sardu Nugoresu-Italianu, Sassari 1987.
CSMS = Condaghe di San Michele di Salvennor, a cura di R. Di Tucci, in "Archivio Storico Sardo", VIII, 1912, pag. 253 segg.; nuova ediz. cura di V. Tetti, Sassari, 1997.
CSMB = Condaghe di Santa Maria di Bonarcado; e
CSNT = Condaghe di San Nicola di Trullas, entrambi a cura di E. Besta - A. Solmi, Milano 1937.
CSNT2= Il condaghe di San Nicola di Trullas, a cura di P. Merci, Sassari 1992.
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LCSB = G. Paulis, Lingua e cultura nella Sardegna bizantina, Sassari, 1983.
NPC = M. Pittau, I nomi di paesi città regioni monti fiumi della Sardegna - significato e origine, Cagliari 1997, E. Gasperini Editore.
NPS = G. Paulis, I nomi popolari delle piante in Sardegna, Sassari, 1992.
ONT = M. Pittau, L'origine di Nùoro - i toponimi della città e del suo territorio, Nùoro 1995, ediz. Papiros - Insula.
OPSE = M. Pittau, Origine e parentela dei Sardi e degli Etruschi - Saggio storico-linguistico, Sassari 1996, Delfino Editore.
REW = W. Meyer-Lübke, Romanisches Etymologisches Wörterbuch, III Auflage, Heidelberg, 1935.
RNG = H. Solin - O. Salomies, Repertorium nominum gentilium et cognominum Latinorum, Hildesheim-Zürich-New York, 1988.
SN = M. Pittau, La Sardegna Nuragica, V ristampa, Sassari 1988, Editrice Dessì.
SSls = M. Pittau, Studi Sardi di linguistica e storia, Pisa 1958.
SSM = G. Paulis, Studi sul sardo medioevale, Nuoro 1997.

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