UN ALTRO NOME NURAGICO DELLA VOLPE
Dalle tradizioni popolari di molti popoli europei risulta in maniera chiara che gli uomini in antico avevano una grande paura della volpe e, in conseguenza, anche un grande odio per essa. Questo atteggiamento era determinato da un particolare modo di agire dell’animale predatore: esso fa strage di galline e di agnelli, non limitandosi ad ucciderne uno od alcuni e a mangiarseli, ma procedendo ad ucciderne parecchi, limitandosi a succhiarne il sangue e trascurando invece le carcasse. E questo modo di agire dell’animale agli uomini sembrava del tutto ingiustificato e perciò particolarmente odioso. Di qui deriva la tradizione, largamente diffusa fra i popoli, della volpe come animale molto furbo, perfido e pertanto temibile.
Questa di paura e questo odio per la volpe sono largamente diffusi anche nelle tradizioni popolari della Sardegna e risultano particolarmente e significativamente documentati anche sul piano linguistico.
Dalle numerose denominazioni della volpe che abbiamo in Sardegna risultano chiarissimi sia la grande paura per l’animale sia l’odio per esso. In virtù della abilità od astuzia dell’animale, i Sardi antichi gli attribuivano perfino poteri magici, rispetto ai quali essi assumevano un sostanziale atteggiamento apotropaico, cioè di rimozione magica. Tanto è vero che per denominarlo rarissimamente adoperavano il nome effettivo od esatto dell’animale (per evitare di farlo arrivare), mentre quasi sempre ricorrevano a nomi fittizi e tabuistici, presi dai nomi di altri animali e perfino da quelli degli uomini.
Noi conosciamo effettivamente il nome esatto od effettivo dell’animale, quello che i Romani hanno importato anche in Sardegna, cioè vulpe (mediev.), gurpe, urpe, upre (moderno), dal lat. vulpe(m)<1>, ma questa denominazione risulta pochissimo adoperata. Molto più numerosi invece sono i nomi fittizi e tabuistici dell’animale, a cominciare da alcuni assolutamente generici, quali rese, arrese, arresi «(la) cosa, (il) coso»; animale «animale»»; cudda bèstia «quella bestia; cane areste «cane selvatico»; callitza, calitza, gallitzu, gallissi «cagnetto-a»; mastinu «mastino»; grodde, groddo,-u = «scricciolo» o «pettirosso» (DILS). Da osservare e confrontare i toponimi Lionisa (Sedilo), Launisa (Atzara), i quali probabilmente significano «leonessa».
Alcuni di questi nomi fittizi e tabuistici della volpe fanno riferimento a caratteristiche fisiche dell’animale: bon’anca «buona gamba», perché fugge bene; codabuffa (gallurese); matzone «(coda) a forma di mazza»; cumonarzu «animale di comunella» (la cui spiegazione ci viene data dal proverbio che dice Cane e matzone mándigant a cumone «cane e volpe mangiano in comune»); coette «petardo, razzo»; focu e fiamma (gallurese), peiganu = pei, pee «piede» + canu «grigio» (DILS).
Oppure fanno riferimento a supposte qualità morali dell’animale: bèstia mala «bestia cattiva»; bèstia maladitta «bestia maledetta»; bucca mala «bocca cattiva»; bonaucca «buona bocca» (evidentemente in senso antifrastico ed ironico); codospo «tossico, sputo, scarto»; fraítzu, fraíssu peggiorativo di fra' «frate» incrociato con frassu «falso»; lodde, loddo, loddasu, loddosu = «(animale) lurido, immondo» (vedi loddu «sporco»); malissiosu «malizioso»; coccolodde «lumacone nudo», probabilmente = coccói loddu «lumacone lurido»; peste, pesti = «peste, pestilenza»; rusta, rustone «animale infestivo»; tzerpi «serpe» (DILS).
Con altre denominazioni della volpe il Sardo antico mostrava di mettersi in un atteggiamento conciliante e pure accattivante, cioè tentando la captatio benevolentiae rispetto all’animale, tanto è vero che lo denominava in maniera bonaria e confidenziale, chiamandolo con un nome personale come se si trattasse di un amico: Giommaria «Giovanni Maria», Leori, Liori «Leone», Mariane, Marianu «Mariano», Zoseppe, Zoseppone «Giuseppe, Giuseppone», Zoseppe rúviu «Giuseppe rosso». Lo chiamava perfino con una modalità deferente e rispettosa tziu Zoseppe «sor Giuseppe» e addirittura lo faceva salire al rango di compare Giommaría, compare Zoseppe.
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Nella prima tesi di laurea che si era discussa nella Facoltà di Magistero di Sassari, nell’anno 1973, con la mia allieva Wally Sanna di Sindia, avevo avuto modo di imbattermi in una nuova denominazione della volpe conosciuta in questo paese, denominazione che non conoscevo e che dopo non ho riscontrato in nessun’altra località e in nessun'altra testimonianza orale né scritta: nela «volpe». E nell’agro di Sindia esiste per l’appunto un nuraghe Nela (evidentemente = nuragh’ ‘e Nela), che altri documenti registrano anche come nuraghe Nele o Nelu. Considerando che a Pattada esiste una cima chiamata su Nelo<2>, si intravede che probabilmente a Sindia su nele indicava la volpe maschio, sa nela la volpe femmina; oppure si intravede che il vocabolo era di genere comune o promiscuo.
D‘altra parte la attestazione nel Medioevo di una denominazione personale Furadu Unele<3>, del toponimo Unele (precisamente Dorgotori d’Unele)<4> e di quello odierno Serra Unele (Bultei; NLS pag. 450) ci spinge ad interpretare il nuraghe Nele di Sindia e il toponimo su Nelo di Pattada, come derivati da un originario appellativo s’unele «la volpe». Notevole è il fatto che questo appellativo compare anche fornito di un noto suffissoide sardiano o protosardo in Unelái (Dorgali; NLS pag. 450) ed anche preceduto dal pure noto articolo determinativo sardiano nel toponimo Taunele (Bitti) = ta unele «la volpe»<5>.
In questa mia interpretazione di unele = «volpe» sono fortemente confermato da numerosi toponimi compositi sardi, quasi tutti del centro montano, nei quali compare come secondo componente per l’appunto il vocabolo unele. E pure il significato del primo componente dà numerose e forti sollecitazioni ad interpretare unele come avente appunto il significato di «volpe».
Innanzi tutto abbiamo toponimi compositi nei quali sembra di riscontrare riferimenti alle caratteristiche fisiche e morali della volpe ed inoltre alla necessità di combatterla: Arsuneli (CSMB 108) probabilmente = arsu unele «volpe arsa, bruciata o da bruciare», Artunele (Siniscola) = artu unele «volpe alta»; Bissoneli (Ovodda) forse = bíssiu ‘e uneli «vizio della volpe» oppure = bissu unele «volpe vinta o da vincere»; Corrugunele (Alà) probabilmente = corrudu unele «volpe cornuta» (in senso offensivo), oppure corru de unele «corno, cima della volpe»; Eridunele (Austis) forse = (f)eridu unele «volpe ferita o da ferire»; Garriunele (Fonni) forse = gárriu (‘e) unele «carico, peso, peccato della volpe»; Grussunele (Olzai) = grussu unele «grossa volpe»; Hinonele (Ovodda) forse = hine unele «volpe fine, astuta»; Ispedrunele (Bultei) probabilmente = *Isperdeunele «volpe distruttrice oppure da distruggere» (ispèrdere); Istorunele (Orune) probabilmente = astore unele «volpe rapace»; Majaqunele (Orgosolo) probabilmente = majaqe unele «volpe orditrice di magie»; Mortunele, Murtunele (Loculi, Samugheo) = mortu unele «volpe uccisa o da uccidere», oppure murta ‘e unele «mirto della volpe»; Morturunele (Oliena) = mortore unele «volpe assassina»; Muthiqunele (Mamoiada) = múthiqu unele «volpe mozzata o da mozzare»; Orchinele, Urchinele (Anela) probabilmente = orcu unele «orco-volpe»; Rattunele (Pattada) probabilmente = ratt’unele «rapida volpe»; Risunele (Orune), su Rusunele (Nùoro) (probabilmente stesso toponimo) forse = risu ‘e unele «riso della volpe»; Tartusunele (Oliena) forse = tartza s’unele «vipera la volpe» [tartza «biscia o vipera d'acqua» (Tropinodotus natrix), relitto sardiano o protosardo (DILS)] (ma può essere uguale al seguente); Tortosinele (Dorgali) forse = tortu s’unele «storta o tortuosa la volpe» (ma può essere uguale al precedente)<6>.
Esistono poi toponimi compositi nei quali la volpe viene chiamata, con atteggiamento confidenziale e conciliante, con un “nome personale”: Jorju su Nele (Mamoiada) = «Giorgio la volpe»; Pedrunele (Orani), Perdunele (Mamoiada, probabilmente stesso toponimo) = Pedr’, Perd’ unele «Pietro volpe»<7> oppure «pietra della volpe»; Isteunele, Istiunele (Fonni) forse = Istene unele «Stefano volpe» (con la caduta della prima nasale per dissimilazione); Thiqunele (Mamoiada) forse = Tziqu unele «Cecco volpe» (Tziccu, Ciccu «Cecco», vezzeggiativo di Frantziscu «Francesco»); Vitunele (Lula) = Vitu unele «Vito volpe» (Vitu «Vito» nome personale conosciuto e usato in Sardegna), oppure = vite ‘e unele «vite della volpe»; Mastrunele (Ollolai) = mastr’unele «Mastra volpe»; Norunele (Fonni) forse = sennor unele «signora volpe» (con la caduta della sillaba iniziale perché confusa con l’articolo determinativo)<8>.
Poi abbiamo toponimi compositi nei quali il nome della volpe sembra che faccia da soprannome (o anche da secondo cognome; fino a un ciquantennio fa in Barbagia qualche famiglia veniva chiamata con un cognome che non corrispondeva a quello anagrafico e pertanto praticamente ne aveva due): Arbaunele (Ollolai) = Arbau unele cognome e soprannome di un individuo; Arrenele (Seulo) forse = Arre unele cognome e soprannome; Atzanele (Triei) probabilmente = Atza unele cognome e soprannome, oppure atza ‘e unele «cima della volpe»; Cherunele (Bitti/Osidda) probabilmente = Chera o Cheri unele cognome e soprannome oppure chera ‘e unele «cera della volpe»; Chighinele (Oschiri) forse = Chighine unele cognome e soprannome; Corunele (Nùoro/Orune) = Coro unele cognome e soprannome, oppure coro ‘e unele «cuore della volpe», col richiamo alla ferocia dell’animale; Garaunele (Mamoiada) = Garau unele cognome e soprannome; Gardaunele (Orune) = Gardu unele cognome e soprannome, oppure gardu ’e unele «cardo della volpe»; Maraunele, untana (Orgosolo), Maramele (Ollolai) = Mara unele cognome e soprannome, oppure = mara ‘e unele «pantano della volpe»; Nasuneli (Olzai) = nasu ‘e uneli «naso di volpe» oppure forse = Masu uneli cognome e soprannome; Sarunele (Oliena) probabilmente = Sara o Sari unele cognome e soprannome; Sorunele (Fonni, Ollolai/Sarule) = Soro o Soru unele cognome e soprannome; Tarasunele (Mamoiada) = Taras unele cognome e soprannome; Toddunele (Bitti/Orune) probabilmente = Todde unele cognome e soprannome; Verrunele (Orgosolo) probabilmente = Verre unele cognome e soprannome.
In altri toponimi compositi il nome della volpe sembra che indichi una pianta o una sua particolare specie: Bidioneli (Ovodda), Bidunele (Lodine), Vitunele (Lula) forse = bide, vite ‘e unele «vite della volpe» (già visto); Cherunele (Bitti/Osidda) = chera ‘e unele «cera della volpe» (già visto); Friscunele, Vriscunele (Lula) = friscu ‘e unele «vischio della volpe»; Gardaunele (Orune) = gardu ’e unele «cardo della volpe» (già visto); Murtunele (Loculi, Samugheo) = murta ‘e unele «mirto della volpe» (già visto); Rosinele (Orani) forse = rosa ‘e unele «rosa della volpe»; Tasaunele (Ollolai) forse = tassu ‘e unele «tasso della volpe» [tassu «tasso» (Taxus bacata L.), le cui foglie sono velenose]; Tramazunele (Fonni) = tramatz’ ‘e unele «tamerice della volpe»; Tuvaranele, Tavaranele, Tavaramele (Oliena) probabilmente = túvara ‘e unele «erica della volpe» (túvara «erica», Erica scoparia, arborea L.).
Infine abbiamo toponimi compositi i quali fanno riferimento alla presenza della volpe in certi siti, anche al fine di guardarsene: Araunele (Osidda) = ara ‘e unele «seminato della volpe»; oppure (b)ara ‘e unele «forcella della volpe»; Atzanele (Triei) probabilmente = atza ‘e unele «cima della volpe» (già visto); Bisabbaunele (Ollolai) forse = bisu a abba ‘e unele «di fronte all’acqua della volpe»; Bortanele (Bultei) probabilmente = borta (‘e u)nele «(s)volta della volpe»; Buccanele (Nughedu S. Nicolò) probabilmente = bucca (‘e u)nele «bocca, valico della volpe»; Desunele (Orgosolo) probabilmente = desu ‘e unele «luogo riparato dal vento della volpe», oppure (.?.) de s’unele «(sito?) della volpe»; Durunele (Orgosolo) probabilmente = duri ‘e unele «appenditoio rustico della volpe»; Eligannele (Buddusò) probabilmente = élighe ‘e unele «leccio della volpe»; Gurusunele (Mamoiada) forse = guruthu ‘e unele «viottolo della volpe» (probabilmente lo stesso che il seguente); Gutturunele (Oliena/Orgosolo) = gútturu ‘e unele «viottolo della volpe»; Maraunele (Orgosolo), Maramele, untana (Ollolai) = mara ‘e unele «pantano della volpe» (già visto); Marqasunele (Mamoiada) = marqa s’unele «segnala la volpe» oppure «macchia della volpe» [macra, magra, marca, marga, marqa «macchia» (selva fitta di bosco ceduo), che deriva dal lat. mac(u)la]; Montiqunele, Montiqinele (Oliena) = montriqu ‘e unele «monticello della volpe»; Ottunele (Bitti) probabilmente = otto unele «otto volpi»; Turrunele (Sarule) = turru ‘e unele «cascatella o rigagnolo della volpe» oppure «torre o nuraghe della volpe».
Molto significativo mi sembra il toponimo Tanaunella (Budoni), che si può distinguere in Tana ‘e unella ed interpretare come «tana della volpe» [cfr. Cala di Volpe (Arzachena); La tana di lu macciòni «la tana della volpe» (Olbia, NGAO 2095)].
Una volta dimostrato che il vocabolo unele molto probabilmente significa «volpe» e che è di matrice sardiana o protosarda o nuragica, si impone una ulteriore domanda: è possibile mandarne avanti la analisi linguistica e precisamente è possibile connetterlo con qualche altro vocabolo sardiano? A me sembra che esistano buone ragioni per ritenere che ciò sia effettivamente possibile.
È da ricordare che volpe si dice anche rese, arrese, arresi, che significa propriamente «(la) cosa, (il) coso», derivando dal lat. res, con una chiara denominazione fittizia e tabuistica. Ebbene, premesso che esiste tra i relitti della lingua sardiana o nuragica lo strano appellativo barbaricino e logudorese (su) nichele, nighele, nihele, niqele, che significa anch’esso «(il) coso», una connessione tra unele e nichele non è impossibile dal punto di vista fonetico. Si confronti a tal fine anche la variante barbaricina taniqele, con l’articolo sardiano agglutinato, col già visto toponimo Taunele (Bitti) = ta unele. Ma se questa connessione tra i due appellativi è almeno verosimile, se ne deve trarre la conclusione che pure (s’) unele in origine verosimilmente significava «(il) coso» e che pur’esso era una denominazione fittizia e tabuistica dell’animale.
Per finire debbo precisare che era stato già Heinz Juergen Wolf ad isolare il vocabolo unele rispetto ai toponimi in cui compare, ma il linguista tedesco aveva prospettato per esso solamente il valore di antroponimo, ma non quello di appellativo fornito di significato<9>.*
NOTE
<1> Cfr. M. Pittau, Dizionario della Lingua Sarda - fraseologico ed etimologico, I vol., Cagliari 2000, II vol. 2003, E. Gasperini Editore (sigla DILS) sub voce.
<2> Cfr. G. Paulis, I nomi di luogo della Sardegna, I, Sassari 1987 (sigla NLS), pag. 439.
<3> Nel Condaghe di Santa Maria di Bonarcado, a cura di Besta E.- Solmi A., Milano 1937 (sigla CSMB), scheda 211.
<4> Il condaghe di San Nicola di Trullas, a cura di P. Merci, Sassari 1992, num. 260 (252).
<5> Cfr. DILS II pag. 879; M. Pittau, Lingua e civiltà di Sardegna, II, 2004, Cagliari, Edizioni della Torre, capo III.
<6> Per tutti gli appellativi citati sinora e per quelli che citerò qui di seguito, vedi DILS sub vocibus.
<7> Cfr. Pedru Fasolu «tonchio dei fagioli»; Pedru Fava, Predu Fava «tonchio delle fave»; Pedru Pisellu «tonchio dei piselli» (tutti animali nocivi); Pedru Feghe, Predu Feche «senecione» (Senecio vulgaris L.) (erba infestante frequente tra le viti; NPS 108).
<8> Per tutti gli antroponimi citati sinora e per quelli che citerò qui di seguito, vedi M. Pittau, Dizionario dei Cognomi di Sardegna - indigeni e forestieri, Cagliari 2005 (sigla DICS) sub vocibus.
<9> Cfr. H. J. Wolf, Toponomastica Barbaricina, Nùoro 1998, pag. 50.
*Studio già pubblicato nella rivista «Sardegna mediterranea», Oliena 2006, num. 19, pagg. 32-36.
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