Tibula = Castelsardo

Tibula minor = Cala Austina


Tibula o Tibulae - Antica città situata nella costa settentrionale della Sardegna, che risulta citata sia dal geografo greco-alessandrino Tolomeo (III 3, 5) sia dal romano Itinerarium Antonini (78, 81, 82, 83). Tibula, per la sua posizione geografica, giocava un ruolo assai importante in tutto il sistema delle comunicazioni della Sardegna, sia di quelle marittime che di quelle terrestri. Quest'ultimo fatto è dimostrato dalla circostanza che l'«Itinerario di Antonino» fa partire da Tibula ben 4 differenti tracciati di strade: due che portavano ad Olbia, una costiera e l'altra interna; una terza costiera che portava a Turris Libisonis (= Porto Torres), nella Nurra ed oltre; ed una quarta che portava a Luguidone, ad Hafa (Giave), Molaria (Mulargia), Forum Traiani (Fordongianus) ed infine a Caralis.- Fra gli storici moderni della Sardegna antica risulta molto controversa la questione della ubicazione di Tibula: alcuni l'hanno situata a Capo Testa, altri a Lungoni di Santa Teresa, qualcuno nel golfo di Arzachena ed altri infine a Castelsardo. Io mi sono deciso per la localizzazione di Tibula a Castelsardo e precisamente la identifico con quel centro abitato che sorgeva sul costone di monte, posto a mezzogiorno del "castello" medioevale, oggi denominato lu Póbbulu oppure Monti di la Marina o di sant'Antoni e incombente sulla foce del rivo Frigiano. Qui infatti ancora alla fine del sec. XVI G. F. Fara segnalava i resti di costruzioni e di monumenti non dispezzabili di una città antica, che egli chiamava - sbagliando - Fresano o Frisano, cioè col nome del citato rivo. Di questi resti rimangono tuttora alcuni, compreso un lungo tratto di mura, che però stanno per essere distrutti dalla invasione della edilizia cittadina....- Le ragioni per le quali mi sono deciso ad abbracciare la tesi della localizzazione di Tibula nel citato sito di Castelsardo sono le seguenti. Situando Tibula in questo sito: 1) vengono rispettate le coordinate geo-astronomiche come sono presentate da Tolomeo per l'antica città sarda; 2) si spiegano molto meglio le distanze indicate dall'«Itinerario di Antonino» per le citate quattro strade, che partivano da Tibula, anche se è indubitabile che tali indicazioni presentano qua e là errori effettuati dagli amanuensi dei codici; 3) si comprende esattamente come da Tibula ad Olbia esistessero due strade, una assai più lunga perché costiera, che toccava Turublo Minore, Elefantaria e Longone (Lungoni di Santa Teresa) ed una diretta e perciò più breve (per conpendium), che raggiungeva Olbia lungo il tracciato della odierna strada carrozzabile Castelsardo-Sedini-Bulzi-Tempio-Calangianus e che superava il fiume Coghinas in quel ponte romano, che ora si chiama Ponte 'Etzu «Ponte Vecchio», presso Monte 'e Rennu. Questa strada diretta e più breve non avrebbe avuto alcuna ragione d’essere nella supposizione che Tibula fosse stata a Capo Testa o a Lungoni o nel golfo di Arzachena. 4) Il ritrovamento a Capo Testa del sarcofago di una Cornelia Tibullesia (CIL X 7973), con un cognomen che indicava la sua origine forestiera e precisamente la sua nascita a Tibula, induce ad escludere che appunto Tibula fosse a Capo Testa. 5) Il fatto che l'«Itinerario di Antonino» presenti Tibula come distinta da Longone dimostra chiaram. che Tibula non era affatto a Lungoni, cioè a Santa Teresa. 6) La seconda mansione di Elefantaria, indicata dall'«Itinerario di Antonino» dopo Tibula, si trovava presso la odierna Roccia dell'Elefante, che dista da Castelsardo circa 5 chilometri. (E qui non posso fare a meno di osservare che è perfino molto strano che degli storici moderni che si sono interessati della questione, nessuno abbia visto la stringente connessione linguistica esistente fra la antica Elefantaria e l'odierna Roccia dell'Elefante). 7) Tolomeo (III 3, 6) distingue fra le popolazioni della Sardegna settentrionale i Tibulati ed i Corsi; ma da altre fonti classiche sappiamo che i Corsi abitavano nella Gallura. Pertanto, se i Tibulati vengono da Tolomeo distinti dai Corsi, significa che i primi non risiedevano né a Capo Testa né a Santa Teresa né nel golfo di Arzachena, che si trovano tutti in Gallura. 8) L'«Itinerario di Antonino» distingue fra Tibula e il suo porto: ebbene questa distinzione si spiega perfettamente con la situazione geografica dell'ant. centro abitato, il quale si trovava nel Monti di la Marina, mentre il suo porto era nella sottostante foce del rivo di Frigiano. 9) Nella riproduzione di una carta molto antica della Sardegna annessa all'opera geografica di Tolomeo, la città marittima e fortificata di Tibula compare nel bel mezzo della costa che fronteggia il golfo dell'Asinara e non affatto a Capo Testa, presso Santa Teresa di Gallura. 10) Ultima considerazione ma non la meno importante: nella memoria storica della popolazione castellanese si conserva ancora - in maniera quasi incredibile - il ricordo che Tibula fosse nel Monti di la Marina. - Oltre a ciò dico e preciso che non si può accettare l'ipotesi, prospettata di recente, che Tibula fosse nella foce del fiume Coghinas, perché in tal caso nella strada che portava da Tibula a Longone, per andare dalla prima località alla seconda toccando la indicata mansione di Elefantaria (= Roccia dell'Elefante), il viandante sarebbe dovuto ritornare indietro.- C'è infine da segnalare e precisare che nei pressi di Castelsardo sono stati trovati reperti di epoca romana ed anche iscrizioni.- Si deve infine osservare che l'antica città della Sardegna che era Tibula non risulta citata in nessuno dei documenti medioevali sardi, per cui c'è da ritenere che, come è avvenuto per altre città costiere della Sardegna - ad es. Cornus e Tharros - nell'Alto Medioevo Tibula sia stata abbandonata dalla popolazione, costretta ad allontanarsi dal mare per le continue e feroci incursioni dei pirati saraceni.- Circa il significato del topon., io ritengo che Tibula sia da connettere col nome di una pianta citata da Plinio il Vecchio (Nat. Hist, XVI 39), il tibulus «specie di pino» (Pinus silvestris L. oppure Pinus pinaster ?) e che abbia pertanto il medesimo significato. Tale fitonimo, che è chiaram. alla base del cognomem lat. Tibullus, è ritenuto dagli specialisti "prelatino" (DELL, NPRA) e trova un evidente riscontro nel nostro topon. Tibula; così come anche il cognomen lat. Tibullus trova riscontro nel cognomen della citata Cornelia Tibullesia. La forma plurale dell'ant. topon. sardo Tibulae poi lascia abbastanza chiaram. intendere che a dare la denominazione alla località non era un solo pino, bensì parecchi.++ Tibulatoi


Tibula minor - Una volta che, nella strada che portava da Tibula a Longone e poi ad Olbia, ho identificato Tibula con l'odierno Castelsardo ed Elefantaria con la odierna Roccia dell'Elefante, sono del parere che si possa identificare con notevole sicurezza anche una stazione intermedia tra queste due località, quella stazione che sempre l'«Itinerario di Antonino» (5, 79) cita come Turublo o Turoblo Minore (in ablativo di luogo). Con un'analisi linguistica di questo ant. topon. in primo luogo si deve dire che l'aggettivo comparativo minor fa chiaram. intendere che esisteva un'altra stazione o un'altra località che faceva da pendant o da corrispettivo ed alla quale spettava il titolo di maior, titolo esplicito od anche semplicemente implicito. In secondo luogo è da osservare che il sostantivo Turublo o Turoblo non trova alcun riscontro strigente sia nell'intero lessico della lingua latina, sia tra gli appellativi ed i toponimi della Sardegna che noi linguisti diciamo essere altrettanti relitti della lingua parlata dai Sardi prima della loro sottomissione al dominio militare e politico di Roma e alla loro latinizzazione linguistica; relitti prelatini o paleosardi o nuragici, che io da un po' di tempo ho preso a chiamare "sardiani" per distinguerli da quelli "sardi", che invece sono di origine latina. Stranissima dunque si presenta questa totale estraneità di Turublo o Turoblo sia al lessico latino, sia ai relitti della lingua sardiana. La stranezza di questo ant. topon. Turublo (Minore) aveva spinto l'autorevole storico Ettore Pais (Rom, II pag. 123) a sospettare che il termine in questione ci sia arrivato guasto e che invece possa essere ricostruito come Tibula (Minore). Io sono dell'avviso che questo sospetto del Pais vada condiviso e che effettivamente Turublo Minore vada letto ed interpretato Tibula Minore.- Ed allora possiamo trarre queste conclusioni: Tibula Minor era chiamata in questo modo con un preciso riferimento a Tibula, che era l'odierno Castelsardo. Non è necessario ritenere che esistesse anche la dizione Tibula Maior, dato che il paragone sussisteva anche semplicemente parlando di Tibula da una parte e di Tibula Minor dall'altra. In ciò è implicito che Tibula Minor era nelle immediate vicinanze di Tibula. Ed infatti sempre l'«Itinerario di Antonino» pone Tibula Minor in mezzo del tragitto fra Tibula ed Elefantaria, che - come ho già visto - è di appena 5 chilometri circa (l'indicazione di XV miglia romane data dall'Itinerario è chiaram. errata).- Ma in questo breve tragitto è possibile ritrovare il sito esatto dove c'era l’antica stazione di Tibula Minor?. Io ritengo di sì.- Intanto Tibula Minor, per essere chiamata in questo modo, doveva possedere la medesima importante caratteristica di Tibula: doveva essere una località di mare, ossia situata nella costa. Inoltre doveva avere almeno qualche somiglianza di conformazione geomorfica: doveva presentarsi come un porto naturale, almeno simile a quello costituito dal porto fluviale del fiume Frigiano di Castelsardo. Ebbene, nel tragitto fra Castelsardo e la Roccia dell'Elefante, proprio sulla costa esiste quella che adesso viene chiamata la Cala Austina (pronunzia locale Cal'Aultína, trascrizione doppiamente errata ed antistorica Baja Ostina), la quale ha proprio le caratteristiche di essere un porto naturale, molto ben riparato dai venti e dalle tempreste e quindi molto adatto per lo sbarco dal mare. Questa cala rivestiva una notevole importanza rispetto a Tibula, in quanto poteva costituire uno approdo secondario e sussidario, ma ben riparato, dove rifugiarsi nel caso delle tempeste che scoppiano di frequente nelle Bocche di Bonifacio. Più esattamente, nella supposizione di navi che avessero attraversato le Bocche di Bonifacio da oriente ad occidente e fossero andate, ad esempio, da Ostia a Tibula (Castelsardo) oppure a Turris Libisonis (Porto Torres), una tempesta notevole od improvvisa poteva spingere il comandante a buttarsi nel rifugio molto ben riparato della Cala Austina. Si trattava pertanto di un approdo sussidiario di emergenza, molto utile nello spazio di mare adiacente alle tempestose Bocche di Bonifacio.- C'è da precisare che la presenza dei Romani nella Cala Austina è «documentata dal ritrovamento di numerosi reperti archeologici» (NLAC 111). Non solo, ma di recente è stato segnalato che a Cala Austina esistono resti di muri in opus caementicium e soprattutto un abbastanza lungo tratto di strada romana lastricata che mostra di portare a Tibula/Castelsardo (P. Melis, Un approdo della costa di Castelsardo, fra età nuragica e romana, in «L'Africa Romana», Atti del XIV convegno di studi, Sassari 7-10 dicembre 2000 (Roma 2002), vol. II, pagg. 1331-1343, con carte e fotografie).- La distanza esistente fra Tibula e Tibula Minor dall'«Itinerario di Antonino» è indicata in 14 (XIIII) miglia. Senonché anche questa indicazione numerica è da considerarsi errata, dato che Cala Austina dista da Castelsardo soltanto 2 chilometri circa (corrige DILS II).



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