L'ORIGINE DEL NOME DI
TEMPIO
La derivazione del toponimo Tempio (pronunzia gallurese Tèmpiu) dal lat. templum «tempio», attraverso una mediazione linguistica corso-toscana, è del tutto evidente ed è anche assicurata dalle numerose forme che esso assume in trascrizioni medioevali: Villa Templi (GG 274). Siccome però è da escludersi che una località traesse il suo nome da un antico templum preso in senso generico, si impone l'obbligo di trovare a quale divinità esso fosse in origine dedicato.
Orbene il templum in questione era con grandissima probabilità dedicato ad Hera, come lascia intendere l'antico geografo Tolomeo (III 3,7), il quale per la Sardegna settentrionale parla appunto di un Hérhaion, cioè di un «tempio di Hera», la quale - come tutti sappiamo - si identificava con la divinità etrusco-romana Giunone (OPSE 124) (vedi Arzachena). Notevole è il fatto che Alberto La Marmora (Voyage, II 403) abbia intravisto che l'Hérhaion era situato ad occidente di Olbia e che Karl Müller, il moderno editore di Tolomeo, abbia intravisto che esso si trovava nella strada che portava da Tibula ad Olbia.
Ora, considerato che per noi Tibula (vedi) era a Castelsardo e non a Santa Teresa di Gallura, il Templum (Iunonis) risultava proprio a metà strada fra Tibula ed Olbia, sulla via per compendium che univa queste due antiche città sarde (cfr. «Itinerario di Antonino», 82.8,9).
C'è poi da considerare che, siccome si trattava di una divinità di prima grandezza, si comprende abbastanza bene come nella locuzione Templum Herae/Iunonis potesse cadere il secondo termine, cioè il nome della divinità, finendo questo luogo di culto col presentarsi come il "tempio per eccellenza", probabilmente il tempio principale dei Còrsi della Gallura (cfr. E. Pais, Ricerche, 571, 584), mentre un tale fatto era molto più difficile che potesse accadere col nome di dèi di secondo rango. Ed infatti si consideri il caso dell'altro toponimo della Sardegna settentrionale Martis, che presuppone la locuzione fanum Martis, nella quale però è caduto il primo termine e non il secondo. Per questa medesima considerazione - oltre che per altre - l'ipotesi di Giovanni Spano (VSG), secondo cui l'antico Templum fosse dedicato ai "gemelli" Castore e Polluce, deve essere respinta come non accettabile.
Si noti infine che in Sardegna esistono altri due toponimi che riportano all'appellativo lat. templum: Trémpu (2: Ghilarza e Isili).
Ruderi romani sono stati trovati nei dintorni della città di Tempio, a Santu Tummèu ed a Santu Larentzu (GG 85). Sarebbe però opportuno ricercare se tracce di un tempio pagano siano mai state rinvenute nell'area della cattedrale di Tempio, dato che era prassi comune del cristianesimo primitivo quella di trasformare i templi pagani in chiese cristiane.
La più antica citazione di epoca medioevale di Tempio si trova in un accordo fra l'Opera primaziale di Pisa ed il Vescovo di Civita (Olbia) del 1173 (GG 275). È poi citato fra i villaggi della diocesi di Civita che nella metà del secolo XIV versavano le decime alla curia romana (RDS 1763, 2238). Ed ovviamente è citato nella Chorographia Sardiniae (130.2,8; 224.34) di G. F. Fara (anni 1580-1589) come oppidum Templi (vedi Pausania).
(estratto dall'Appendice del II vol. del Dizionario della Lingua
Sarda - fraseologico ed etimologico, E. Gasperini, Cagliari, di
imminente pubblicazione)
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