UN'OPERA STORICA
Maria Antonietta Piga Martini
Quando eravamo Indios – I Sardi e
la nuova evangelizzazione dell'isola nel XVI secolo, al tempo di Carlo
V e Filippo II di Spagna
(Cagliari 2014, www.arkadiaeditore.it)
Secondo il mio modesto parere, si tratta di un'opera importante,
molto originale, che si legge tutta di un fiato. L'Autrice, laureata in
Lettere classiche, ha insegnato negli Istituti Superiori di Nùoro, dove
è nata e vive. Attiva nei circoli culturali della propria città, ha
organizzato e tenuto conferenze e letture pubbliche della Divina
Commedia. È autrice di articoli, collaboratrice di riviste di critica
letteraria. Ha pubblicato il saggio “Il mondo lirico di Lucia Pinna” e l'altro “Grazia Deledda. Un singolare romanzo (quasi) d'amore”.
Io la conoscevo per l'appunto come studiosa e critica di
letteratura, mentre non sapevo nulla dei suoi interessi per la storia
della Sardegna e tanto meno per la sua storia moderna.
Mi piace presentare quest'opera di M. Antonietta Piga iniziando col
mettere in risalto il suo modo e stile di scrivere: è quello di una
valente laureata in lettere e valente professoressa di Istituti
Superiori: stile piano, ordinato, chiarissimo, con una certa modalità
didascalica soprattuto nelle note delucidative.
Ma soprattutto l'Autrice si fa apprezzare e perfino stupisce per la
acribia storica che ha messo in atto nello stendere la sua opera: è
questa una dote che si ritrova molto di rado tra le donne che si
interessano di storiografia.
L'opera risulta fondata su una abbastanza vasta e soprattutto sufficiente bibliografia specialistica.
Come dice il lungo titolo dell'opera, questa tratta il periodo
immediatamente post-tridentino, del secolo XVI, al tempo dei
potentissimi sovrani Carlo V e Filippo II di Spagna. Molto
probabilmente questo è il periodo della storia della nostra Isola che
noi Sardi conosciamo molto meno degli altri. Ciò dipende – a mio avviso
– dal fatto che noi Sardi proviamo una forte ritrosia ad interessarci
di un periodo della nostra terra, nel quale essa ha subìto il peso di
regimi tirannici forestieri, un periodo nel quale noi Sardi abbiamo
svolto solamente la parte degli “oggetti” della nostra storia, mai la
parte di “soggetti”, cioè di creatori e conduttori del nostro vivere e
operare.
Nell'opera di M. A. Piga sono presenti tutti gli aspetti e momenti
della vita della Sardegna totalmente asservita a uno stato straniero e
tirannico, la Spagna. Ecco l'elenco dei vari capitoli ed argomenti: 1)
Clero e società sardi alla vigilia del Concilio di Trento; 3)
Ferdinando il Cattolico e la Sardegna; 4) e 6) Carlo V e Filippo II; 5)
I Vescovi “sardi” al Concilio di Trento; 9) Il primo Sinodo sardo dopo
il Concilio di Trento; 11) Repressione del concubinato del clero e sue
resistenze; 12) Il Sinodo di Alghero; 13) L'Inquisizione spagnola in
Sardegna.
Di questi capitoli e aspetti della situazione religiosa della
Sardegna particolarmente impressionanti sono quelli relativi al
frequentissimo concubinato dei preti, agli abusi sulle donne da parte
dei loro confessori, alle terribili pratiche di coercizione e di
tortura seguite sistematicamente dagli Inquisitori, alla condanna al
rogo per gli eretici e i sospetti tali, alle minacce e alle punizioni
per i fedeli che non pagassero regolarmente la decime ai Vescovi.
A proposito del mancato pagamento delle decime, son venuto in
possesso, qualche anno fa, di un documento, che mi permetto di
trascrivere integralmente, dato che si adatta perfettamente al quadro
generale descritto da M. A. Piga. Si tratta di un editto di un vescovo
di Sassari che comminava la scomunica ai fedeli che omettevano di
versare a lui le decime sui loro beni e prodotti: «Siano maledetti
da Dio e dalla Madre benedetta, siano orfani i figli, il sole e la luna
gli si oscurino, senza che i loro occhi vedano nascere l’Aurora, vadano
chiedendo di porta in porta senza che nessuno gli faccia del bene, Dio
mandi sopra di loro le Piaghe che sopravvennero in Egitto e le
maledizioni di Sodoma e Gomorra, e vadano come Datan e Abiron, i quali
per i loro peccati vivi se li trascinò la terra; così sia. Le loro
aziende gli si distruggano e il loro bestiame sia dissipato, venga
sopra di essi fuoco dal Cielo e le più numerose maledizioni del Salmo
“Dio la mia lode non taccia”; così sia. Dio dia loro fame, sete e
nudità; così sia. Tutti gli elementi siano loro contrari, la terra non
dia loro frutti e maledetti siano i loro possessi; così sia. Schiavi si
vedano e in perpetua schiavitù e in potere dei loro nemici e vengano
sopra di loro quante disgrazie Dio ne ha mandato sopra gli altri»; così sia.
E di fronte a questo quasi incredibile documento, c'è da chiedersi se
esso non sia uscito dalle mani di Satana e non dalle mani di un Vescovo
della chiesa cristiana e cattolica!
E c'è da precisare che tutti i Vescovi di tutte le diocesi della
Sardegna erano esclusivamente spagnoli, scelti e imposti dal Sovrano
spagnolo; ed essi erano sistematicamente assenti dalle diocesi sarde di
cui erano titolari, ma dalle quali pretendevano le decime come avvoltoi
affamati, mentre affamati erano veramente i loro fedeli!
C'è da precisare che l'Autrice espone e denunzia con coraggio tutte
queste angherie fatte sul popolo sardo, ma insieme mantiene un
atteggiamento di attento distacco e di grande imparzialità. Anche
quando Vescovi e funzionari spagnoli non esitavano ad affermare che i
Sardi erano più renitenti a farsi convertire e a mutare le loro
ataviche usanze e abitudini di quanto lo fossero gli Indios delle nuove
colonie americane.
Inoltre l'Autrice non si limita a narrare la storia minuta della
Sardegna post-tridentina, ma la inserisce, con attento senso storico,
nel quadro più generale dell'intera Europa contemporanea. Su questo
piano particolarmente riuscita mi sembra la sintesi generale del
complicatissimo quadro storico del Concilio di Trento, redatta in una
apposita appendice.
Insomma, abbiamo a che fare con una importante e bella opera
relativa ad un periodo cruciale della nostra Isola, che tutti i Sardi
di cultura dovrebbero leggere e meditare.
Massimo Pittau, 2015
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