ORANI E OROTELLI
sedi estive dei Vescovi di Ottana
Un altro antico vescovo
La toponomastica, come ramo della linguistica che studia ed interpreta i toponimi o «nomi di luogo» di un dato territorio, è una disciplina molto aleatoria, nella quale cioè è molto frequente il rischio di prendere abbagli anche enormi. E ciò avviene a carico e danno non soltanto dei soliti dilettanti, ma anche dei linguisti di professione.
D’altra parte, siccome la toponomastica è carica di un elevato numero di riferimenti, geografici geologici botanici faunistici antropici e storici, senza alcun dubbio essa è la parte più attraente e perfino quella più affascinante dell'intera scienza linguistica. Ed è anche la parte più agibile per il comune uomo di cultura, perfino per quello che non abbia mai fatto alcuno studio specifico di carattere letterario, filologico o linguistico propriamente detto.
Sono a buon punto nella raccolta e nello studio dei toponimi (macro- e microtoponimi) di tutti i paesi della provincia di Nùoro e fra questi ho di recente finito quasi del tutto l’analisi e l’interprezione dei toponimi dell’agro di Orani. Con mia notevole sorpresa e perfino con gioia ne ho incontrato due, i quali si rivelano carichi di importanti risvolti storici relativi al paese di Orani ed anche a quello di Ottana: Piscopío e Barbaru Piscopu.
Piscopío è il nome di un vecchio rione di Orani: evidentemente esso deriva dal greco bizantino episkopíon «episcopio, vescovado». A mio giudizio, questo toponimo dice chiaramente che il vescovo dell’antica diocesi di Ottana, della quale faceva parte anche Orani, secondo una comune usanza della Sardegna antica, nel periodo estivo, al fine si sfuggire al caldo e soprattutto al pericolo della malaria o, come si diceva allora, della “intemperie”, imperante nella piana di Ottana, si rifugiava in una sua sede estiva di Orani. La qual cosa, lo sappiamo per certo, faceva anche ad Orotelli. Infatti una testimonianza del 1139 cita di un certo Ugone vescovo di Ortilli, il quale donò al monastero di San Salvatore di Camaldoli la chiesa di San Pietro in Ollin con tutte le sue pertinenze (Codex Diplomaticus Sardiniae, I 213/1, 215/2). In questo documento Ortilli è chiaramente una forma errata di Ortelli, Orotelli e San Pietro in Ollin è l'odierno San Pietro di Oddini, che è proprio nella zona di Orotelli/Orani. Inoltre danno una conferna di tutto ciò i due toponimi orotellesi Píscapu «Vescovo» e Campu ‘e Preíderos «Campo dei Preti».
L’oranese signor Giuseppe Camarda, benemerito raccoglitore di antichità del suo paese, ha ritrovato e fotografato nel rione di Piscopío quella che – a mio avviso - sarà stata l’antica sede estiva del vescovado di Ottana ad Orani. Essa presenta un portale molto decoroso e perfino elegante, con un arco acuto, di trachite rosa. Sulla cima dell’arco risulta scolpita anche la sigla in caratteri greci IHS di Iesus, con una piccola croce sopra.
Questa sigla o simbolo è molto comune, ma non è molto antico; se non ricordo male esso è stato creato o, almeno, divulgato, dall’Ordine dei Gesuiti, e quindi dopo il XVI secolo. E per il nostro argomento potebbe indicare che, dopo che la sede vescovile di Ottana fu nel 1502 trasferita ad Alghero, la sede di Orani fu occupata da qualche gruppo di Gesuiti. La presenza di questo importante ordine religioso ad Orani è del tutto spiegabile data la rilevanza antropica, economica e anche politico-amministrativa del paese.
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L’altro toponimo di Orani Barbaru Piscopu a mio giudizio fa riferimento al nome personale di un vescovo della diocesi di Ottana. Dunque il vescovo di Ottana aveva terreni nell’agro del confinante paese di Orani e, come abbiamo già visto, anche nell’agro di Orotelli.
Attualmente il secondo toponimo non figura nelle carte topografiche dell’Istituto Geografico Militare e nemmeno nella tradizione orale del paese; esso è stato trovato in carte antiche dal compianto Giacomino Zirottu, Orani – Storia e testimonianze di un popolo (Nùoro 2000, Edizioni Solinas, pagg. 190, 192). Egli però ha interpretato male Barbaru come soprannome invece che come nome personale, con una connessione che però gli appariva “alquanto strana”.
Questo nome personale potrebbe far capo ad un santo martire Barbaro, venerato a Costantinopoli assieme con Demetrio, Danatte, Donato, Terino e Meseera (Bibliotheca Sanctorum, IV 566); però è molto più probabile che esso sia la forma mascolinizzata di Barbara, santa molto venerata nella Sardegna centrale, probabilmente perché, per accattivarsi la simpatia dei Barbaricini, la Chiesa la presentava come loro patrona (vedi M. Pittau, La Sardegna Nuragica, II ediz. Cagliari 2006, Edizioni della Torre, pag. 190).
Questo Barbaro, vescovo della diocesi di Ottana, prima di adesso era del tutto sconosciuto, dato che non figura nell’elenco dei vescovi della diocesi, quale è stato ricostruito dagli storici moderni (vedi S. Merche, Cenni Storici dell’antico Vescovado di Ottana – nuovo elenco critico dei suoi vescovi, Cagliari 1923; F. Floris, La grande enciclopedia della Sardegna, Roma 2002, pag. 685). Nell’elenco dei vescovi della diocesi di Ottana, il più antico conosciuto sarebbe Giovanni, del quale si cita la data del 1112. Considerata la forma linguistica del toponimo (Barbaru) Piscopu, io sono propenso a ritenere che esso sia molto antico e in ogni modo anteriore all’anno 1112. E per questa considerazione mi sembra che si possa tranquillamente ritenere che Barbaru sia il più antico vescovo finora conosciuto della vecchia diocesi di Ottana.
Per dimostrare la discreta importanza di questa diocesi sia sufficiente dire che di essa facevano parte i seguenti 18 paesi: Macomer, Mulargia, Borore, Birori, Noragugume, Bortigali, Santa Maria de Sauccu, Dualchi, Silanus, Lei, Bolotana, Illorai, Bottidda, Orotelli, Orani, Sarule, Oniferi e Nùoro (Rationes decimarum Italiae – Sardinia).
Massimo Pittau
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