S’Ardia di Sedilo
e dei paesi del Logudoro

Rispondo alla richiesta che mi hanno fatto alcuni miei lettori. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il vocabolo sardo bárdia, (b)árdia non ha nulla da fare con quelli italiani arduo-a «difficile», ardire «audacia», ardore «bruciore»; esso esattamente significa «guardia, custodia, luogo di guardia, corpo di guardia, corpo di guardia del santo» ed è derivato dal corrispondente vocabolo toscano.
S’Árdia di Sedilo (OR) è una corsa sfrenata di cavalieri, effettuata ai primi di luglio in occasione della festa di san Costantino nel suo santuario di campagna. La corsa non è altro che una prova di abilità, di valentia e anche di temerarietà (e infatti di tanto in tanto ci scappa il morto, o cavallo o cavaliere, sbattuto contro lo stipite del portone del recinto del santuario). Questa corsa, contrariamente a quanto spesso si dice, non implica alcun riferimento alla battaglia del Ponte Milvio, quella nella quale Costantino sconfisse nel 312 dopo Cristo il rivale Massenzio. Infatti, siccome il culto di Costantino imperatore, venerato come santo, è arrivato in Sardegna da Costantinopoli soltanto in epoca bizantina e nella Sardegna interna addirittura non prima dei primi decenni del secolo VII dopo Cristo (secondo la chiara testimonianza del pontefice Gregorio Magno), è inverosimile che, passato tanto tempo, nella Sardegna interna si conservasse ancora il ricordo di quella battaglia. Del resto l’Árdia si effettua, con modalità differenti, anche a Pozzomaggiore, sempre in onore di san Costantino, ma anche in onore di san Giorgio e, cosa più notevole, in tutto il Logudoro l’Árdia si effettua in occasione delle feste di tutti i santi patroni, anche differenti da san Constantino. Inoltre è un fatto che lo stesso vocabolo (b)árdia è arrivato in Sardegna dalla Toscana non prima del Medioevo.
In tutti i paesi l’Árdia implica pochi e superficiali elementi propriamente religiosi e questi sono la benedizione del parroco, lo stendardo del santo e il giro per tre volte attorno alla chiesa. Pertanto in realtà questa usanza dimostra in maniera certa e chiara la grande passione che i Sardi hanno sempre avuto ed hanno tuttora per i cavalli. Conserviamo un bronzetto nuragico di un cavaliere inginocchiato su un cavallo che tira d’arco: di certo in una festa tribale oppure cantonale il cavaliere doveva dimostrare di saper cavalcare ed insieme di saper tirare d’arco, probabilmente in corsa.
Il vocabolo (b)árdia col significato di «guardia, custodia, luogo di guardia» ricorre nella toponimia di parecchi comuni sardi, di Desulo, Dorgali, Nùoro, Orgosolo, Tonara, ecc. Nella Gallura meridionale ricorre sotto forma di Punta Áldia (non Aldía!) = «cima della guardia».

Massimo Pittau


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