TABULA CORTONENSIS (Arbitrato su una eredità contestata)
MASSIMO PITTAU III edizione riveduta e migliorata
PREMESSA § 1. La Tabula Cortonensis, rinvenuta nei pressi di Cortona nel 1992, ma resa pubblica solamente alla fine di giugno del 1999, è in bronzo (50 x 30 cm circa, con uno spessore medio di 2-3 mm) e risulta spezzata in otto frammenti, di cui purtroppo uno è andato perduto. Non è difficile intravedere le ragioni di questa sua frantumazione: terminato il periodo di utilità della Tavola, essa sarà stata spezzata per essere predisposta a un nuovo uso del prezioso materiale di cui era fatta. Questa Tabula Cortonensis contiene una iscrizione in lingua etrusca di 40 righe, la quale risulta, fra le iscrizioni etrusche, al terzo posto per lunghezza dopo il Liber linteus della Mummia di Zagabria e dopo la Tabula Capuana o "Tegola di Capua". § 2. I due autori che per primi hanno studiato il nostro documento,
il linguista Luciano Agostiniani e l'archeologo Francesco Nicosia,
hanno mostrato e sottolineato che sul piano tecnico la Tavola risulta
fabbricata e cioè preparata e fusa con grande maestria (op. cit. in
Bibliografia). § 3. Della grafia messa in atto nel nostro documento non si può fare
a meno di apprezzare e sottolineare la precisione, la chiarezza e
perfino l'eleganza; segno evidente che chi ha trascritto il documento
sul bronzo era molto esperto nella pratica e nell'arte della scrittura.
E precisamente si trattava di uno «scriba» di professione, di uno che
lavorava in maniera continuativa anche al servizio del «Comune-Stato»
di Cortona. § 4. Sempre sullo stretto piano della grafia si deve precisare che
l'Agostiniani ha il merito di aver appurato in maniera sicura che essa
appartiene realmente all'area linguistica di Cortona. Inoltre egli ha
quasi sicuramente ragione quando, avendo osservato che spesso la
lettera E compare destrorsa invece che sinistrorsa, ha concluso
che questa sarebbe una particolarità ortografica e fonetica appunto
dell'etrusco di Cortona, indicante la lunghezza o la brevità oppure la
chiusura o l'apertura di quella vocale. Non deve infatti essere privo
di significato - dico io - il fatto che nel complesso fonetico VEL la
vocale E sia sempre destrorsa. Questo fatto però - tengo a precisare -
non sembra che abbia alcuna valenza fonologica, non avrebbe cioè alcuna
rilevanza sul piano semantico e quindi su quello della traduzione dei
vocaboli interessati a questo fenomeno fonetico. § 5. In via preliminare esprimo il parere che della iscrizione della Tabula Cortonesis
sia possibile tentare di proporre una interpretazione e una traduzione
in virtù di quattro importanti e fortunate circostanze: 1ª) Il testo
dell'iscrizione è del tutto sicuro in tutte le sue parti, con la sola
esclusione di qualche punto particolare a causa della frattura della
Tavola. Anche la mancanza dell'ottavo frammento è di scarsa rilevanza,
dato che, oltre agli antroponimi, è quasi certo che non contenesse
appellativi. 2ª) L'iscrizione è relativamente lunga ed è una cosa nota
agli epigrafisti che riguardo a una lingua solo parzialmente
conosciuta, a parità di altre condizioni, una iscrizione più lunga è
più facilmente interpretabile e traducibile di una più corta. 3ª) Una
certa parte dei vocaboli che vi compaiono, una trentina, si conosceva
già, ormai in maniera certa, sia come documentazione sia nel loro
valore semantico o «significato»; ed il «significato» di ciascuno di
questi vocaboli, già documentati e conosciuti, consente, in virtù del
più ampio significato contestuale, la decifrazione o ricostruzione, più
o meno sicura, del significato di quei vocaboli che essa ci presenta
per la prima volta, nel numero quasi uguale di circa 30 (curiosa questa
corrispondenza). 4ª) Nel testo compaiono numerosi nomi personali, i
quali, dato che si susseguono a gruppi, costituiscono come una
"griglia" o un "reticolo", entro le cui maglie è possibile ricostruire
e interpretare ciò che ciascuno dei gruppi di individui nominati era e
quale funzione svolgeva. AME «è, sono» (copula sing. e plur.); -C «e, anche» (congiunzione
enclitica); CEN «questo» (in accusativo); CEŚU «deposto, depositato»;
CLAN «figlio»; CLENAR «figli»; CLΘI «in questo»; CNL «questi-e» (in
accusativo); CŚ «di questo»; CUSUΘUR «famiglia Cusonia o dei Cusoni»;
ZAL, SAL «due»; ZIC «scritto, libro, documento scritto»; ZIXUXE
«ha(nno) scritto»; ZILAΘ «console, pretore»; ZILCI «sotto il consolato
o la pretura»; ΘUI «qui»; IN «esso-a»; MEXL(UM) «federazione,
comunità»; PAPALŚER «nipoti (di nonno)»; PUIA «moglie»; ŚAR
«dieci»; RAŚNA «Rasennio, Etrusco, statale, pubblico-a»; RAT(-M) «(e),
secondo norma, secondo legge»; SA «sei» (numerale); SIANŚ «padre,
antenato-a, progenitore-trice»; SPANTE «piatto, catino, bacino»; -TA
«quello-a» pronome e articolo determinativo in posizione enclitica; -Θ(E), -Θ(I), -T(E), -T(I) desinenza del locativo; -TIŚ «del, della» articolo determinativo al genitivo in posizione enclitica; TIUR «mese»; infine il numerale IIII «quattro» con una C rovesciata «metà, mezzo». I vocaboli "nuovi", che cioè compaiono per la prima volta nella nostra iscrizione, anch’essi una trentina, sono i seguenti: CELTINE «area, circondario, distretto»; CENU «corrispondente»; ELIUNT «olivicoltore»; EPRU «convenienza, accordo»; ESI «uguale valore»; ET «questo»; VERE = lat. vere «veramente, realmente, esattamente»; VINAC «vignale, vigneto»; ZACINA «biada, foraggio»; ΘUXT(I) «nella casa, nel casellario»; INNI «gli, a lui, per lui»; MALE «decreta(no)»; MLEŚIE «misura(zione)» (?); NUΘANATUR «atori, periti» (plur.); NUΘE «nota(no), osserva(no)»; PAVA «appianamento, conguaglio, compensazione»; PES «possesso, proprietà»; PRINISERA «barili» (?); ŚAZLE «soddisfacente»; ŚRAN «atto quadrato»; RESTM «seminerio di grano»; SPANTE «bacino, lago»; SPARZA «(sud)divisione, atto di (sud)divisione»; SUΘIU «posto, steso, stilato»; SUΘIVENA «estensore, stilatore, segretario, cancelliere»; SUΘIUSVE «stesura, stilatura, trascrizione»; TARSMINAŚ «Trasimeno»; TARXIANE «Tarchiano» (località); TENΘA «tenuta, possedimento agricolo»; TENΘUR «iugero/i» (sing. o plur.?); TENUR «ottenuti»; TERSNA «terreno»; TRAULA «versamento, consegna»; FRATUCE «ha frazionato». Per una decina di questi vocaboli io propongo il relativo significato soltanto in via largamente ipotetica; però il dubbio che esiste sul loro significato esatto non turba per nulla il significato della frase in cui compaiono e tanto meno il significato generale della iscrizione. § 6. La minuta ed esatta interpretazione dei numerosi antroponimi
che compaiono nella Tavola non dà luogo a difficoltà di alcun genere:
da un lato li conoscevamo già quasi tutti dalle numerosissime
iscrizioni funerarie etrusche che conserviamo, dall'altro i loro
reciproci rapporti di parentela sono chiaramente indicati da
connessioni morfologiche, che sono ormai sicuramente acquisite e
conosciute da parte dei linguisti. § 7. Preciso ancora che, tra i vocaboli già conosciuti sia come
documentazione sia nel loro valore semantico, la prima "chiave di
ingresso" nella interpretazione del testo etrusco sono stati per me i
numerali ZAL/SAL «due», SA «sei», ŚAR «dieci» e IIII «4», i quali mi
hanno ovviamente spinto a pensare ad altrettanti uomini, animali od
oggetti oppure a misure o a monete. § 8. Circa l'effettivo contenuto della iscrizione della Tabula Cortonensis, dunque, sono convinto che essa riporti il testo, per copia conforme ma in estratto, di un atto giuridico che riporta l’arbitrato relativo ad una eredità contestata.
Ed esattamente si tratta della eredità di un grosso patrimonio
fondiario, che la defunta Tullia Telutia ha lasciato a suoi parenti,
patrimonio che era situato nella pianura a settentrione del Lago
Trasimeno e sulle pendici dell'altura di Cortona. § 9. La famiglia di Petrone Scevas era unicellulare, perché nella
Tavola viene nominato solamente lui, una sola volta assieme con la
moglie *Arruntilia, quando si tratta di firmare l'atto arbitrale per
presa visione e per accettazione. Invece la famiglia Cusonia era
pluricellulare, dato che viene citata sempre come «famiglia Cusonia»
(CUSUΘUR) appunto; soltanto per la firma di presa visione e per
accettazione vengono citati singolarmente e nominativamente Uelche
Cusone di Laris assieme col fratello Laris Cusone e suo figlio Larino. § 10. I 15 personaggi che hanno svolto la funzione di periti nella
suddivisione della grossa eredità verosimilmente saranno stati scelti
dalle due parti nel numero consuetudinario di 7 per ciascuna, con in
più uno al fine di rompere una situazione di parità che eventualmente
si fosse determinata fra i periti. Tutti risultano di non essere imparentati con gli aspiranti eredi, con l'eccezione dell'ultimo, Arrunte Petrone Rufo, il
quale invece risulta quasi certamente imparentato con Petrone Scevas.
Evidentemente un solo perito imparentato a fronte di 14 non imparentati
non poteva dare fastidio agli aspiranti eredi della famiglia Cusonia. § 11. L'elevato numero sia dei periti (num. 15), sia degli arbitri
(oltre 20) si spiega - a mio avviso – con due differenti motivazioni:
1ª) Il valore del patrimonio spartito era veramente ragguardevole e
d'altra parte la sua suddivisione non era facile né pacifica. 2ª) Per
l'occasione della effettuazione dell'atto arbitrale sarà stato
organizzato un grande banchetto di festa nella dimora dei Cusoni e si
sarà approfittato della presenza dei numerosi parenti e amici per farli
partecipare appunto come periti, arbitri e testimoni dell'atto
arbitrale da effettuare e ratificare. NOTA BENE: 1) Le lettere etrusche in carattere corsivo indicano incertezza di lettura. 2) Le duplici stanghette verticali || segnano il limite dello spazio della Tabula che è stato lasciato appositamente libero per la inserzione del manico. 3) Le duplici stanghette oblique \\ indicano una specie di grande zeta maiuscola, del tutto uguale a quella che nei nostri giorni usano coloro che correggono bozze di stampa per indicare una andata a capo da effettuare. 4) I vocaboli greci sono trascritti in caratteri latini. TESTO ETRUSCO (OMISSIS) (faccia A) 1 ET · PETRUIŚ SCE || || VEŚ ELIUNTŚ · V 2 INAC · RESTMC · CEN || || U · TENΘUR ŚAR · CUS 3 UΘURAŚ · LARISALISVLA · PESC · SPANTE · TENΘUR · 4 SA · ŚRAN · ŚARC · CLΘII TERSNA · ΘUI · SPANΘI · ML 5 EŚIEΘIC · RAŚNA Σ IIIIC INNI · PES · PETRUŚ · PAV 6 AC · TRAULAC · TIUR · TENURC · TENΘA · ZACINAT · PR 7 INISERAC · ZAL \\ CŚ · ESIŚ VERE CUSUΘURŚUM · P 8 ES · PETRUŚTA · SCEV[AŚ] \\ NUΘANATUR · LART PETR 9 UNI · ARNT · PINI · LART · V[I]PI · LUSCE · LARIS · SALINI · V 10 ETNAL · LART · VELARA · LARΘALISA · LART · VELARA 11 AULESA · VEL · PUMPU · PRUCIU · AULE CELATINA · SE 12 TMNAL · ARNZA · FELŚNI · VELΘINAL · VEL · LUISNA 13 LUSCE · VEL USLNA · NUFRESA · LARU · SLANZU · LARZ 14 A LARTLE VEL AVEŚ ARNT · PETRU · RAUFE \\ EPRU 15 Ś · AME · VELXE · CUSU LARISAL · CLENIARC · LARIS 16 [C]USU · L[A]RISALISA LARIZAC · CLAN · LARISAL · PETR 17 U · SCE[VA]Ś ARNTLEI · PETRUŚ · PUIA 18 CEN · ZIC · ZIXUXE · SPARZEŚTIŚ · ŚAZLEIŚ · IN 19 ΘUXTI · CUSUΘURAŚ · SUΘIU · AME · TAL SUΘIVE 20 NAŚ · RATM · ΘUXT · CEŚU · TL TELTEI · SIANŚ · SPA 21 RZETE · ΘUI · SALT ZIC · FRATUCE · CUSUΘURAŚ · LA 22 RISALISVLA · PETRUŚC · SCEVAŚ · PESŚ · TARXIAN 23 EŚ \\ CNL · NUΘE · MALEC · LART · CUCRINA · LAUSISA · 24 ZILAΘ MEXL · RAŚNAL [LA]RIS · CELATINA LAU 25 SA [CLA]NC · ARNT · LUSCNI [A]RNΘAL · CLANC · LARZ 26 A · LART · TURMNA · SALIN[AL · LARΘ CELATINA · A] 27 PNAL · CLENIARC · VELXE[Ś](---------------)[PAPAL] 28 ŚERC · VELXE · CUSU · AULE[SA](------------------) 29 ANINALC · LARIS · FULN[I](------------------)[CLENIA] 30 RC · LART · PETCE · USLNAL (---------------)[CUCR] 31 INAΘUR · TECSINAL · VEL (------------------------) 32 UŚ · LARISC · CUSU · USLNA[L](-------------------) (faccia B) 33 AULE SALINI || || CUSUAL 34 ZILCI · LARΘAL · C || || USUŚ · TITINAL 35 LARISALC · SALINIŚ AULESLA · CELTINEITIS 36 Ś · TARSMINAŚŚ · SPARZA IN ΘUXT CEŚU 37 RATM · SUΘIU · SUΘIUSVE · VELXEŚ · CUSUŚ A 38 ULESLA · VELΘURUŚ · TITLNIŚ · VELΘURUSLA · 39 LARΘALC · CELATINAŚ APNAL · LARISALC CE 40 LATINAŚ · PITLNAL TRADUZIONE INTERPRETATIVA (faccia A) 1 Questo (è) per Petrone Scevas l'olivicoltore: il vigneto 2 e il seminerio di grano corrispondenti a iugeri dieci; e della famiglia 3 Cusonia, di quella di Laris, (è) proprietà il (possedimento del) Bacino (o Lago Trasimeno di) 4 iugeri sei e are dieci. In questo terreno qui nel Bacino anche 4,50 stai secondo la 5 misurazione etrusca (sono) per lui, proprietà di Petrone; e (sarà) compensazione 6 e consegna entro il mese e (de)i possedimenti ottenuti e (di) due barili (?) di foraggio. 7 \\ Di questo uguale valore (è) esattamente la proprietà della famiglia Cusonia 8 e quella di Petrone Scevas.\\ (Sono stati) periti Lart Petronio, 9 Arrunte Pinio, Lart Uipio Lusco, Laris Salinio 10 di Uetinia, Lart *Uelario quello di Lart, Lart *Uelario 11 quello di Aulo, Uel Pomponio Proco, Aulo Celatio di 12 Settiminia, Arruntino Felsinio di Ueltinia, Uel Loesio 13 Lusco, Uel Usulenio *Nufreso, Larone *Slanzone, Larino 14 *Lartillio, Uel Avio, Arrunte Petrone Rufo.\\ Di 15 accordo sono Uelche Cusonio di Laris e i figli, Laris 16 Cusonio quello di Laris e Larinio figlio di Laris, 17 Petrone Scevas, *Arruntilia moglie di Petrone; 18 (essi) hanno firmato questo scritto della suddivisione soddisfacente. 19 Esso nella casa della famiglia Cusonia è steso da questo cancelliere 20 e secondo legge nel casellario (catastale) depositato. Tullia Telutia progenitrice in questa 21 suddivisione qui e in due scritti ha frazionato alla famiglia Cusonia, 22 quella di Laris, e a Petrone Scevas della (di lei) proprietà di Tarchiano. \\ 23 Queste cose «giudica(no) e decreta(no) Lart *Cucrinio quello (discendente) da 24 Lausio, Pretore del Città-Stato (di Cortona), Laris Celatio Lausio 25 e il figlio, Arrunte Luscenio di Arrunte e il figlio Lartillo, 26 Lart Terminio di Salinia, [Lart Celatio 27 di A]ponia e i figli Vulca -------------- [e i nipo]ti 28 Uelche Cusonio quello figlio di Aulo -------------- 29 e di Aninia, Laris Folnio -------------- [e i figli], 30 Lart Peticio di Usulenia,----------------[la famiglia 31 Cu]crinia di Tecusenia, Uel ---------------------- 32 e Laris Cusonio di Usulenia ---------------------- (faccia B) 33 Aulo Salinio di Cusonia. 34 (Effettuato) sotto il consolato di Lart Cusonio di Titinia 35 e di Laris Salinio quello di Aulo, del circondario 36 del Trasimeno. Esso (atto di) suddivisione nel casellario (catastale è) depositato 37 e secondo legge steso. Verifica (della esatta trascrizione è) di Uelche 38 Cusonio quello figlio di Aulo, di Ueltur Titlenio quello figlio di Ueltur 39 e di Lart Celatio di Aponia e di Laris 40 Celatio di Petilenia». LESSICO E COMMENTO riga 17. Siccome l'andata a capo reale che si riscontra in questa riga non si giustifica dal punto di vista concettuale, c'è da ritenere che in realtà essa corrisponda allo spazio lasciato libero nella pergamena affinché i Cusoni e Petrone con la moglie vi mettessero la loro firma di presa visione e di accettazione. AME (riga 15, 19) «è», «sono» copula sing. e plur. ARNTLEI (riga 17) gentilizio femminile fatto sul prenome maschile ARNT «Arrunte»; dalla attestazione effettiva di gentilizi romani molto simili siamo autorizzati a volgerlo in *Arruntilia. La presenza di quest'unica donna tra i soggetti dell'atto arbitrale è strana; probabilmente si spiega col fatto che ella fosse la effettiva parente di Tullia e cioè la nipote di fratello o di sorella, quella che col marito Petrone ottenevano la loro vistosa parte di eredità. ARNZA ... LARZA ... (riga 12) «Arruntino» ... «Larino» ... diminutivo, già conosciuto, rispettivamente dei prenomi masch. ARNΘ e LARIS. AULE SALINI CUSUAL (riga 33) «Aulo Salinio di Cusonia»: si noti che è il padre dello ZILC «console» Laris Salinio di Aulo citato subito dopo. AULESA (riga 11) «quello (figlio) di Aulo», patronimico pronominale del prenome AULE (LEGL 108-109). CELATINA (riga 11, 24, 26, 39) «Celatio», gentilizio masch. da confrontare con quelli lat. Celatius, Gelatius (RNG) e inoltre col lat. mediev. gelatina «gelatina». CELTINEITISŚ (CELTINE-ITIS-Ś) (riga 35) «dell’area, del circondario» (in genitivo articolato), significato suggerito dal contesto e da confrontare con CELΘI(-M) «(e) in cielo» (Liber VI 18). CEN (riga 18 e “L'Arringatore”) significato certo «questo-a», accusativo del pronome CA «questo-a». È del tutto illegittimo trasformarlo in CEHEN, dato che CEN ZIC ZIXUXE si deve tradurre «hanno firmato questo scritto», all'attivo e niente affatto al passivo. Vedi ZIXUXE. CENU (riga 2) (Cippus 10) probabilmente significa «corrispondente», da confrontare col greco koinós «comune, equilibrato» (finora di origine incerta; DELG). CEŚU (riga 20, 36) «posto, deposto», participio passivo frequentissimo nella iscrizioni funerarie (LEGL 125); ovviamente qui va tradotto «depositato». 36-37. Esso (atto notarile di) suddivisione nel casellario (catastale del Comune è) depositato e secondo legge steso: probabilmente si sarebbe invece dovuto dire «Esso (atto artbitrale di) suddivisione (è) secondo legge steso e nel casellario (catastale del Comune) depositato». Questa inversione sarà dipesa da una iniziale svista dello scriba o del suo dettatore, conseguente alla stessa ripetitività di tale formula giuridica. CLANC (CLAN-C) (riga 25) significato certo «e il figlio». CLENIARC (CLEN-IAR-C) (riga 15, 27) «(e) i figli», sono citati perché anch'essi diventavano soggetti impliciti della eredità, ma non nominalmente, perché saranno stati minorenni e neppure presenti alla stesura dell'atto arbitrale. Finora si conosceva soltanto la forma CLENAR, ma sappiamo che in etrusco la semivocale [I] era "mobile" (LEGL 47). CLΘII (riga 4) (leggo in questo modo invece che CLΘN) = CLΘI «in questo», locativo del pronome CA «questo» (LEGL 102), con la vocale duplicata, che non è detto che sia un errore dello scriba; forse la duplicazione della vocale indicava la sua lunghezza. [CUCR]INAΘUR (riga 31) ricostruisco in questo modo, dato che CUCRINAΘUR «la famiglia Cucrinia o dei Cucrini» di Cortona era già conosciuta dalla iscrizione CIE 461 (LEGL 89). CŚ (riga 7) «di questo-a», genitivo del dimostrativo CA (LEGL 102). Vedi CES, CEŚ, CUS, TŚ. CUSUΘURAŚ ... PETRUŚ(-C) (riga 21-22) «alla famiglia Cusonia... e a Petrone», sono entrambi in «genitivo di donazione» (LEGL 136). CUSUΘURŚUM (CUSU-ΘUR-Ś-UM) (riga 7) «e della famiglia Cusonia», in genitivo e con la congiunzione enclitica -UM (LEGL 130), che risulta anticipata - come si constata altre volte in etrusco - rispetto al seguente PETRUŚTA, che invece ci saremmo aspettati come PETRUŚTAM. ELIUNTŚ (riga 1) in base al vocabolo etrusco già conosciuto ELAIVANA , ELEIVANA «oleario» (TLE, TET 762; ET, Fa 2.3) (LEGL 185), propongo per ELIUNT(-Ś) il significato di «olivicoltore» (in genitivo concordato con l'ablativo PETRUIŚ). In etrusco il suffisso -NT, -NΘ è quello di un «participio presente sostantivato» (LEGL 124). EPRUŚ (riga 14) vocabolo finora sconosciuto, il cui significato «di convenienza, di accordo» (in genitivo) è non solo suggerito, ma anche imposto dal contesto; forse da confrontare – non derivare- col lat. prosum. ESIŚ (riga 7) probabilmente «(di) uguale valore» (in genitivo). Vedi eses (TCap 23) probabilmente ese-s «di uguale» (in genitivo), da confrontare col greco ísos, éisos «uguale» (finora di origine incerta). Il vocabolo compare anche nella lamina di Tarquina (ET, Ta 8.1), purtroppo finora non tradotta. ET (riga 1) «questo», pronome dimostrativo già conosciuto nelle forme ETA, EΘ, EIΘ, EIT (LEGL 102, Lessico). Qui ha il valore neutro di «questa cosa», in posizione prolettica. La presenza di un punto tra le due lettere non è sicura, anche perché esso risulterebbe non allineato al centro come tutti gli altri punti e soprattutto con quello immediatamente successivo. FRATUCE (FRATU-CE) (riga 21) significato probabile «ha frazionato, diviso» (in preterito debole), da confrontare – non derivare -col lat. frangere, fractus. L'intera frase sembra da intendersi come un riconoscimento fatto da tutti, periti testimoni ed eredi, del fatto che con l'arbitrato effettuato e ratificato erano state rispettate le effettive volontà della defunta Tullia Telutia. IIIIC (riga 5) «4,50»: da tempo si sapeva in maniera quasi certa che la C rovesciata significa «0,50», cioè «metà, mezzo». In via largamente subordinata interpreterei IIIIC = «400». IN (riga 36) «esso-a», «lo, la», «ciò», pronome di 3ª pers. sing. e plur. INNI (riga 5) molto probabilmente è il dativo del pronome IN «esso», col significato dunque di «gli, a lui, per lui». MLEŚIEΘIC RAŚNA Σ IIIIC INNI «e 4,50 stai secondo la misurazione etrusca (sono) per lui», si potrebbe tradurre anche «e 4,50 stai nella misurazione etrusca (sono) suoi». LARIZAC (riga 16) «e Larinio», gentilizio diminutivo del prenome Laris, con la congiunzione enclitica. L[A]RISALISA (riga 16) «quello (figlio) di Laris», gentilizio pronominale in nominativo (vedi 3, 21-22). La pignolesca ripetizione del patronimico è roba da burocrati. LARIS (riga 9) prenome maschile. LARIS SALINI VETNAL «Laris Salinio (figlio) di Uetinia»: una tale formula onomastica, che presenta in maniera così vistosa il matronimico, è comunissima nelle iscrizioni etrusche; essa dice e dimostra l'alto ruolo che la donna aveva nella civiltà etrusca, ma non dimostra affatto un sistema familiare basato sul "matriarcato". In quella formula, infatti, è anche presente il patronimico, sia pure in forma implicita, nel gentilizio SALINI «Salinio». LARISALISVLA (riga 3, 21-22) «di quello-a (figlio-a) di Laris», gentilizio pronominale (vedi riga 16). Si tratta di una forma arcaica rispetto alla più recente LARISALISLA, la quale si ritrova anche nell'iscrizione di San Manno di Perugia: LARΘIALISVLE «di quello di Lart». Gli arcaismi sono piaciuti ai burocrati di tutti i tempi. [LARΘ CELATINA · A]PNAL (riga 26) mia ricostruzione basata sul testo della riga 39. LARΘALISA (riga 10) «quello (figlio) di Lart». LARU (riga 13) «Larone», accrescitivo-vezzeggiativo del prenome Laris (LEGL 88). LARZA (riga 12) «Larino», diminutivo del prenome masch. LARIS. Vedi ARNZA. LAUSISA (riga 23) «quello (discendente) da Lausio» (per via materna o collaterale; LEGL 108). LUSCE (riga 9, 13) si comprende facilmente che questo cognomen significava «cieco d'un occhio, monocolo», dato che da questo è probabilmente derivato il lat. luscus (LELN 182). MALEC (MALE-C) (riga 23) probabilmente corradicale di MALENA «specchio» (LEGL 204), per cui il suo significato effettivo sarebbe quello di «osservare, esaminare, controllare». CNL NUΘE MALEC «queste cose esamina(no) e controlla(no)», significato dei due verbi che è quasi imposto dal contesto; però probabilmente si trattava di una formula giuridica che praticamente significava «giudica(no) e decreta(no)». MEXL (riga 24) variante o abbreviazione di MEXLUM, MEΘLUM «lega, federazione, confederazione, comunità, stato» = lat. Res Publica . MEXL RAŚNAL «della Città-Stato» (Cortonese), letteralmente «della Comunità Rasennia» (flessione di gruppo; LEGL 83). Vedi METL. MLEŚIEΘIC (MLEŚIE-ΘI-C) (riga 5) vocabolo finora non conosciuto (in locativo), che il contesto induce a interpretare «(e) nella misura, misurazione, sistema di misurazione (etrusco)», forse da confrontare col lat. mille, milia (finora di origine incerta; DELL, DELI). NUFRESA (riga 13) «*Nufreso» evidentemente cognomen. NUΘANATUR (riga 8) vocabolo finora sconosciuto, al plurale, da connettere col successivo NUΘE (vedi); il contesto induce ad interpretarlo come «osservatori, esperti, periti», oppure «collegio di periti». NUΘE (riga 23) probabilmente «nota(no), osserva(no)» (sing. oppure plur.), da confrontare col lat. notare «notare, osservare», il quale, essendo finora di origine incerta (DELL), potrebbe derivare proprio dall’etrusco. Vedi NUΘANATUR. [PAPAL]ŚER(-C) (riga 27-28) «(e) nipoti (di nonno)», ricostruzione dell'Agostiniani, che però ovviamente è dubbia. PAVAC (PAVA-C) (riga 5-6) «e appianamento, conguaglio, compensazione» della differenza dei valori dei rispettivi beni ottenuti dalle due parti ereditanti, da confrontare col lat. pavire «livellare», finora di origine oscura (DELL). Si tratta della compensazione in foraggio da parte di Petrone per la differenza dei beni da lui ottenuti (14,50 iugeri) e quelli ottenuti dai Cusoni (6,10 iugeri). Però sarebbe illegittimo, nella comparazione dei beni ripartiti alle due parti, limitarsi alla sola considerazione quantitativa o aritmetica degli iugeri, dato che il valore dei terreni agricoli dipende da numerosi altri fattori qualitativi: tipo di terreno (piano o inclinato, sassoso o umido, ombroso o soleggiato), presenza dell'acqua, distanza dal centro abitato, ecc. Il significato di questo vocabolo è quasi imposto dal contesto. In questo modo si può finalmente spiegare il binomio, che compare nella scena dello specchio di Tuscania, PAVA TARXIES = «atto di appianamento di Tarconte» o anche «arbitrato di Tarconte». PES (riga 5, 7/8), PESC (riga 3) (PES-C) probabilmente «(e) possesso, proprietà», da confrontare – non derivare – col lat. possessus (significato compatibile col contesto). Vedi PESŚ. PETRU SCE[VA]Ś (riga 16-17) gentilizio e cognomen in nominativo. Il sade finale di SCEVAŚ è la desinenza di un originario genitivo patronimico, ma ormai fossilizzato (LEGL 78-79). PETRU SCE[VA]Ś ARNTLEI PETRUŚ PUIA «Petrone Scevas, *Arruntilia moglie di Petrone»: ci saremmo aspettati semplicemente «Petrone Scevas e la moglie *Arruntilia», ma per un cancelliere la precisione non è mai troppa! PETRUIŚ (riga 1) «per Petrone» (in ablativo). PETRUNI (riga 8-9) «Petronio», gentilizio masch., da confrontare con quello lat. Petronius (RNG), nonché col lat. petronius canis «cane adatto alla caccia in luoghi pietrosi» (LELN 213, LISPR 173) PETRUŚTA (PETRUŚ-TA) (riga 8) «quella di Petrone», col pronome TA in posizione enclitica (LEGL 103). PRINISERAC (PRINIS-ERA-C) (riga 6-7) forse «(e) leccio» (al plur.), cioè «barili, botti» di leccio, da confrontare col lat. prinus, greco prĩnos «leccio» (finora di origine ignota; NPRA) (?). PUIA (riga 17) «moglie», da confrontare col greco opýein «sposare» (finora di origine ignota; DELG). RAŚNA (riga 5) «Rasennio», cioè «Etrusco», «pubblico, statale» (aggettivo), «popolo della città» (sostantivo), da riportare al nome Rhasénna, con cui, secondo Dionisio di Alicarnasso (I 30,3) gli Etruschi chiamavano se stessi (LEGL 216); «nella misura etrusca» implicitamente significa “nella misura etrusca differente da quella romana”, con una notazione dunque che conferma l'epoca piuttosto recente della Tabula Cortonensis. RAŚNAL (riga 24) ZILAΘ MEXL RAŚNAL «Pretore della Città-Stato» di Cortona = lat. Praetor Rei Publicae. RATM (riga RAT-M) (20) «(e) secondo norma, secondo legge» corrisponde al RATUM del Liber X 4, 20, il cui significato già da tempo è stato interpretato come uguale a quello del lat. ratus «ratificato, legalizzato». RESTMC (RESTM-C) (riga 2) «(e) seminerio o terreno seminativo per grano», da confrontare col (proto)sardo reste/a, rasta «resta, barba della spiga del grano, dell’orzo e dell’avena»; toponimi Resteddí (Bottidda), Risteddío (Bolotana) (alternanza á/é, accento ossitono, suffisso e suffissoide), da confrontare – non derivare - col lat. arista (finora di origine ignota; LEW, DELL, DEI, AEI, DELI, Etim), il quale a sua volta è da confrontare con l’etr. ARISTA (appellativo o antroponimo?) (DICLE 37, LIOE 61). SA (riga 4) significato certo «sei» (numerale: LEGL 94; DETR). SALT (SAL-T) (riga 21) significato certo «in due» (in locativo figurato). SALT ZIC «in due scritti»; sono le due copie dell'atto stilato dal cancelliere, una per la famiglia Cusonia e l'altra per Petrone Scevas. L'alternanza SAL/ZAL «due» (vedi riga 7) si riscontra anche nel Liber linteus. Ai sensi della «flessione di gruppo» (LEGL 83-84) e dato che il numerale precede, in ZIC non è indicato né il plurale né il locativo. Invece abbiamo già visto TENΘUR ... ŚAR «iugeri ... dieci» (col morfema del plurale nel sostantivo), perché il numerale segue (però potrebbe anche essere al sing. in virtù della “flessione di gruppo”). SCEVEŚ (riga 1) «per (Petrone) Scevas» (in genitivo concordato con l'ablativo PETRUIŚ; LEGL § 58). Questo è un soprannome (cognomen), che conosciamo anche nella forma SKAIVAS, uguale a quello lat. Scaeva, che significa «(Petrone) il Mancino»; esso serve anche a distinguerlo dal seguente PETRU RAUFE della riga 14, che invece significa «Petrone il Rosso». Probabilmente i due erano imparentati fra loro. SETMNAL (SETMN-AL) (riga 12) «di Settiminia», è il gentilizio femm. lat. Septiminia e dimostra l'ormai avanzato processo di compenetrazione socio-politica del patriziato etrusco con quello romano. ŚAR, ŚARC (ŚAR-C) (riga 2, 4) significato certo «(e) dieci» (LEGL 94). ŚAZLEIŚ (riga 18) probabilmente ŚAZLE-IŚ «(di) soddisfacente», da confrontare – non derivare - col lat. satius «sazio, soddisfatto». Vedi SATIES. ŚRAN (riga 4) vocabolo finora non documentato che però, sembrando corradicale dell'etr. SREN «ornamento, disegno, immagine, *quadro dipinto» (LEGL 220), si potrebbe interpretare e tradurre «quadrato», corrispondente al lat. actus «atto quadrato», misura agraria. Per esigenza di chiarezza e di semplicità traduco con «ara» (misura agraria ital.). SIANŚ (riga 20) il significato di «padre, antenato-a, progenitore-trice», che è stato proposto per la prima volta da A. Torp (1903), si adatta alla perfezione a questo contesto e anche a tutti gli altri contesti etruschi in cui compare, pure nella forma di SANŚ. TL TELTEI SIANŚ «Tullia Telutia progenitrice»; non si può tradurre «nonna» né «bisnonna», perché quasi certamente i Cusoni e Petrone non erano suoi eredi diretti, cioè figli di figli; tanto è vero che il suo gentilizio non corrisponde a quelli degli eredi e nemmeno a quello dei loro parenti. SPANTE (riga 3) vocabolo già conosciuto col significato certo di «piatto, catino, bacino», corrisponde all'umbro spanti delle Tavole Igubine (III 34, IV 2) e probabilmente deriva dal greco spondeĩon «vaso per libagioni»; qui però figura come toponimo che indica il Bacino o Lago Trasimeno (riga 36) e, in via più specifica, una tenuta adiacente al Lago. Questa interpretazione scioglie quella che si presentava come un'autentica crux della nostra Tavola. In via largamente subordinata interpreterei il vocabolo come «bacino di pesca», cioè «peschiera». SPANΘI (riga 4) significato quasi certo «nel Bacino o Lago» (in locativo), da interpretare propriamente come *SPANTΘI. SPARZA (riga 36) probabilmente «divisione, suddivisione, atto di (sud)divisione», da confrontare – non derivare - col lat. sparsus «sparso, diviso»; SPARZA IN «esso (atto arbitrale di) suddivisione»; si ha l'impressione che questa sia una rozzezza stilistica del testo etrusco, una di quelle in cui sono soliti cadere i burocrati per la loro esigenza e anche mania di precisione. SPARZEŚTIŚ (SPARZEŚ-TIŚ) (riga 18) «della suddivisione» (in genitivo articolato; LEGL 104). SPARZETE (SPARZE-TE) (riga 20-21) «nella suddivisione» (in locativo figurato). SUΘIU (riga 19) vocabolo finora sconosciuto il cui significato di «posto, steso, stilato» è suggerito da SUΘ «pòsati!, sièditi!» e da SUΘI «sepolcro, tomba», letteralmente «posto, sito, deposito» (sost.; DETR 386) ed è assicurato dal contesto. Vedi SUΘIUSVE, SUΘIVENAŚ. SUΘIUSVE (riga 37) probabilmente significa «posizionamento, stesura, stilatura, verifica», dato che SUΘIU significa «steso, stilato» e SUΘIVENA «estensore, stilatore, segretario, cancelliere». La dettatura dell'atto arbitrale allo scriba sarà stata effetuata quasi certamente dal cancelliere, mentre i quattro personaggi citati avranno dopo verificato e garantito la esattezza della sua trascrizione sul bronzo. Ed ovviamente quest'ultima parte della Tavola non figurava nel testo originale dell'atto arbitrale. SUΘIVENAŚ (SUΘIVENA-Ś) (riga 19) «(del) depositante, estensore, stilatore, segretario» (in genitivo), cioè «(del) cancelliere». TAL SUΘIVENAŚ «di questo cancelliere» presente e operante. Vedi SUΘIU, SUΘIUSVE. TAL (riga 19) «di questo», genitivo del dimostrativo TA (LEGL 102). Vedi ITAL. TARSMINAŚŚ (TARSMINAŚ-Ś) (riga 36) «(del) Trasimeno» (lat. Trasumen(n)us, Tarsumennus, Trasimenus, Thrasymennus); si supponeva già che questo idronimo fosse di origine etrusca e questa è la prima ed esatta conferma di quella supposizione. ZILCI LARΘAL CUSUŚ TITINAL LARISALC SALINIŚ AULESLA CELTINEITISŚ TARSMINAŚŚ «sotto il consolato di Lart Cusonio (figlio) di Titinia e di Laris Salinio quello figlio di Aulo del circondario del Trasimeno». Dunque nel circondario del Trasimeno, che aveva come capoluogo la città-stato di Cortona, operavano due consoli, proprio come a Roma. TARXIANEŚ (riga 22) «alla famiglia Cusonia (...) e a Petrone Scevas della (di lei Tullia) proprietà di Tarchiano». Tarchiano sarà stato il territorio dove si trovava il patrimonio fondiario lasciato da Tullia Telutia, ed è da confrontare, ma non identificare con l ' odierno Tarciano presso Poggibonsi (Siena; TTM 135). In via largamente subordinata interpreterei TARXIANE(-Ś) come aggettivo di TARXIE «Tarchie o Tarconte», mitico personaggio della "religione rivelata" degli Etruschi, che sarà stato richiamato anche per norme giuridiche relative a questioni di proprietà fondiarie dettate da lui. TELTEI (riga 20) gentilizio femm. probabilmente da confrontare con quello masch. lat. Telutius (RNG). TENΘA (riga 6) probabilmente «tenuta, possedimento»; TENURC TENΘA «e gli ottenuti possedimenti» (da tradurre al plurale per la “flessione di gruppo”). I due vocaboli sarebbero corradicali fra loro e inoltre da confrontare – non derivare - col lat. tenere (DETR). TENΘUR (riga 2, 3) vocabolo non conosciuto in precedenza; siccome ricorre due volte seguito da un numerale in posizione enfatica (TENΘUR ŚAR ... TENΘUR SA ...), siamo indotti a ritenere che indicasse una misura agraria e precisamente corrispondesse al lat. iugerum. E poiché questo appellativo latino propriamente indicava l'area di un campo che veniva arata in un giorno da un giogo di buoi (lat. iugum), è probabile che il concetto di “giogo” fosse indicato pure nell'appellativo TENΘU- (TENΘU-R plur.; però potrebbe anche essere al sing. in virtù della “flessione di gruppo”). TENURC (riga 6) (TENUR-C) «e gli ottenuti (possedimenti)», participio passivo al plurale. Questo vocabolo è stato erroneamente ricostruito in TENΘURC e per questo motivo esso ha costituito un grosso intralcio per tutti i traduttori. TERSNA (riga 4) significato probabile «terreno» (aggettivo sostantivato), da confrontare col lat. terrenum, che deriva da terra, a sua volta da un originario *tersa (DELL). CLΘII TERSNA ΘUI SPANΘI «in questo terreno qui nel Bacino». TIUR (riga 6) (anche in Pirgi II) significato certo «mese», vocabolo conosciuto da tempo; è privo di morfemi, per cui si afferra che è in complemento di tempo con morfema zero, come capita in molte lingue rispetto a vocaboli che indicano tempo; dunque TIUR = «nel mese, entro il mese». TL (riga 20) abbreviazione del prenome femm. «Tullia»; vedi TULE «Tullio». TRAULAC (TRAULA-C) (riga 6) significato probabile «(e) consegna». È stato L. Agostiniani (op. cit., pag. 101) ad accostare questo vocabolo con TRAU «versa!» del Liber linteus. PAVAC TRAULAC letteralmente «e versamento, e consegna». ΘUI (riga 4, 21) significato certo «qui», da confrontare col greco tyí «qua, qui» (DETR 218). SPARZETE ΘUI «in questa suddivisione qui», cioè «nella presente suddivisione». ΘUXT (riga 19, 20, 36) «nel casellario» (catastale) (ΘUX-T in locativo); e si tratta di un significato imposto dal contesto (DETR 220). ΘUXT CEŚU (36) significa chiaramente «depositato nel casellario catastale del Comune». Probabilmente è da confrontare – non derivare – col lat. ducere. ΘUXTI (riga 19) «nella casa» (ΘUX-TI in locativo). VELARA (riga 10) questo gentilizio risultava già documentato a Perugia. Lo svolgo in un supposto lat. *Velarius (DICLE 187). VELXE CUSU AULE[SA] (riga 28) ricostruzione da me effettuata in base a VELXEŚ CUSUŚ AULESLA delle righe 37-38. VERE (riga 7) probabilmente si tratta dell'avverbio lat. vere «veramente, realmente, esattamente», entrato nella lingua etrusca (DICLE). VINAC (riga 1) significato probabile «vignale, vigneto». Si conosceva già il vocabolo VINUM «vino» dal Liber linteus (passim), per cui è molto probabile che VINAC sia un suo aggettivo sostantivato uguale all'ital. vignale (= «vigneto»). ELIUNTŚ VINAC la stretta vicinanza di questi due vocaboli costituisce una buona prova della esattezza della loro interpretazione, rispettivamente «olivicoltore» e «vigneto», come vocaboli entrambi pertinenti alla attività agricola. ZACINAT (ZACINA-T) (riga 6) probabilmente corrisponde al lat. sagina «cibo per ingrasso, biada, foraggio», che, essendo finora di origine ignota, anche in virtù del suffisso può derivare appunto dall'etrusco (DICLE); è in locativo figurato. ZAL «due» (riga 7); ZACINAT PRINISERAC ZAL «due barili in foraggio», i quali servivano per compensare la differenza della eredità di ciascuna delle due parti ereditanti. Vedi PAVAC. ZILAΘ (riga 24) significato certo «pretore, console», forse da confrontare col lat. consul (con-sul) «console» (finora di origine ignota; DELL, DELI) (DETR 180). ZILAΘ MEXL RAŚNAL «Pretore della Città-Stato » di Cortona, = lat. Praetor Rei Publicae. ZILCI (riga 34) «sotto il consolato o la pretura» (in dativo) (LEGL 80, 141, 142), si diceva anche ZILCΘI, ZILCTE. Siccome questa carica pubblica aveva quasi certamente una durata annuale come a Roma, se ne deduce che la data del presente atto arbitrale è quella dell'anno in corso. ZIXUXE (riga 18) significato certo «scrissero, hanno segnato, scritto, prescritto», preterito debole attivo 3ª pers. plur. CEN ZIC ZIXUXE SPARZEŚTIŚ ŚAZLEIŚ (gli ereditanti) «hanno firmato questo scritto della suddivisione soddisfacente». Non può essere interpretato e tradotto al passivo, perché CEN è sicuramente un pronome all'accusativo; cfr. MI ARΘIALE ZIXUXE «mi hanno disegnato per Arrunte» (plurale impersonale) (non «io sono stato disegnato da Arrunte»). Σ (riga 5) sigma a quattro tratti in posizione verticale; siccome è seguito da un numero, è probabile che sia la sigla di una misura di superficie, sottomultipla di TENΘUR «iugero». Per esigenza di traduzione comprensibile, adopero l'ital. staio. BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE CON SIGLE CIE Corpus Inscriptionum Etruscarum.
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