L'ORIGINE DEGLI ETRUSCHI


È cosa abbastanza nota che intorno all'"origine degli Etruschi" si è dibattuta nell'Europa moderna e colta, ad iniziare dal secolo XIX, una lunga e travagliata questione imperniata su questo quesito: «Si deve prestare credito a Erodoto e ritenere vera la sua notizia circa la provenienza degli Etruschi in Italia dalla Lidia, nell'Asia Minore, oppure si deve accettare l'altra notizia di un altro storico greco, Dionisio di Alicarnasso, circa il fatto che gli Etruschi sarebbero stati autoctoni, ossia nativi proprio e soltanto dell'Italia?» Le due teorie antagoniste sull'origine degli Etruschi, quella migrazionista riferita da Erodoto e quella autoctonista prospettata da Dionisio, hanno per lungo tempo tenuto sotto pressione numerosissimi autori, storici archeologi linguisti e storici delle religioni.
Quella migrazionista poi è stata complicata dallo storico tedesco Barthold Georg Niebuhr (1776-1831), con la sua tesi della emigrazione dei Lidi verso l'Italia centrale, che sarebbe avvenuta per terra, attraverso la penisola balcanica; tesi però che è caduta quasi subito e del tutto, dato che è inimmaginabile lo spostamento della metà di un intero popolo - secondo il racconto di Erodoto - attraverso le montagne, i fiumi, le paludi e le distanze di quella grande penisola europea.
Negli ultimi decenni, nonostante che l'attuale scuola archeologica italiana sia nella sostanza favorevole alla teoria autoctonista di Dionisio, non si può negare che ormai si sono fatti più numerosi gli studiosi favorevoli alla teoria migrazionista di Erodoto e si tratta in particolare non solamente di archeologi, ma anche e soprattutto di storici propriamente detti, di storici delle religioni e di linguisti\1\.
Facendo riferimento al campo specifico della linguistica storica o glottologia, è un fatto che i più recenti interventi che i linguisti hanno fatto sulla classificazione della lingua etrusca, cioè quelli di Albert Carnoy, Marcello Durante, Vladimir Georgiev, Onofrio Carruba, Francisco R. Adrados, Alessandro Morandi e Helmut Rix, hanno mostrato significative connessioni fra questa lingua ed alcune antiche dell'Asia Minore. Ed anche l'autore del presente articolo, che si interessa della lingua etrusca ormai da più di 25 anni, è dell'avviso che essa sia da connettere appunto con lingue anatoliche ed in particolare con quella lidia ed inoltre ritiene che la tesi erodotea della migrazione dei Tirreni Etruschi dalla Lidia in Italia sia l'unica da accettarsi\2\.
Riesce quasi impossibile comprendere gli esatti motivi per i quali da tutto un gruppo di studiosi moderni sia stata rifiutata la tesi migrazionista di Erodoto ed accettata invece quella auctotonista di Dionisio di Alicarnasso. In primo luogo infatti è indubitabile che a favore di Erodoto interviene la priorità cronologica rispetto a Dionisio, dato che il primo era vissuto nel V secolo a.C. e quindi era molto più vicino nel tempo agli avvenimenti narrati, mentre il secondo ne era molto più lontano, essendo vissuto nel I secolo a.C. In secondo luogo Dionisio era tutt'altro che portato ad approfondire a dovere la storia degli Etruschi ed a simpatizzare con loro, dato che era tutto inteso a sminuire il loro apporto alla creazione di Roma come città ed a tentare di dimostrare che Roma invece era una creazione dei Greci\3\. La superficialità con cui Dionisio (I 30) si è accostato alla civiltà etrusca è dimostrata pure dal giudizio che egli ha dato degli Etruschi rispetto alla loro lingua: «Nazione a nessun'altra simile per lingua». Che è un giudizio radicalmente contraddetto dal silenzio che sull'argomento risulta in tutti gli autori latini. Noi infatti diciamo: se i Romani, che sono vissuti per secoli a stretto contatto con gli Etruschi, non hanno mai affermato nulla di simile al citato giudizio di Dionisio, è logico ed evidente che essi non sentivano affatto una diversità totale dell'etrusco rispetto alla loro lingua latina.
In terzo luogo, mentre la tesi auctotonista di Dionisio non è stata confermata da alcun altro autore antico, quella migrazionista di Erodoto è stata accettata, condivisa e confermata da altri 30 autori antichi, greci e latini, e cioè: Ellanico di Mitilene, Timeo di Taormina, Anticle di Atene, Scimno di Chio, Scoliaste di Platone, Diodoro Siculo, Licofrone, Strabone, Plutarco, Appiano, Catullo, Virgilio, Orazio, Ovidio, Silio Italico, Stazio, Cicerone, Pompeo Trogo, Velleio Paterculo, Valerio Massimo, Plinio il Vecchio, Seneca, Servio, Solino, Tito Livio, Tacito, Festo, Rutilio Namaziano, Giovanni Lidio, C. Pedone Albinovano\4\. Anche dando per scontato che molti di questi autori antichi in realtà si sono fatti la loro opinione su quella degli autori precedenti, pure codesta loro adesione ai precedenti è per se stessa già molto significativa.
Non solo, ma è molto significativo anche il seguente fatto: ancora in epoca romana gli abitanti della città di Sardis, capitale della Lidia, avevano la convinzione di essere imparentati con gli Etruschi dell'Italia, dato che nel 26 d.C. chiesero al senato romano - senza però ottenerlo - l'onore di poter innalzare nella loro città un tempio da dedicare all'imperatore Tiberio; e chiesero questo in nome di quei vincoli di sangue che li legavano agli Etruschi, vincoli dei quali gli stessi Etruschi erano ancora consapevoli e convinti, come dimostrava un loro decreto ricordato dai Lidi\5\.
E non è assolutamente accettabile l'ipotesi che tutti i citati 30 autori antichi ed inoltre gli abitanti di una città anatolica ed infine quelli dell'Etruria si limitassero a ripetere quella che sarebbe stata la "leggenda" di Erodoto, dato che da un lato è accertato che la notizia della trasmigrazione degli Etruschi è spesso riferita da quegli altri autori con particolari che non risultano affatto nel racconto di Erodoto\6\, dall'altro si deve considerare che - come ha giustamente scritto Sante Mazzarino - «gli antichi erano molto più critici di quanto noi moderni pensiamo». Fra di loro ci piace citare il giudizio di un autore classico, molto noto ed autorevole anche in termini scientifici, L. A. Seneca: Asia Etruscos sibi vindicat «L'Asia rivendica a sé gli Etruschi»\7\. E c'è ancora da precisare e da sottolineare che nei tempi antichi «Asia» significava «Asia Minore» ed in maniera particolare indicava la «Lidia».
A noi sembra logico ed evidente che la testimonianza di 31 autori antichi, col padre della storiografia greca ed occidentale in testa (Erodoto più altri 30), sia da privilegiare senza alcuna esitazione rispetto a quella del solo Dionisio di Alicarnasso. Inoltre non si può fare a meno di osservare che sorgono perfino molti e forti dubbi sulla "sensibilità storica e storiografica" di quegli studiosi moderni che invece sostengono la tesi autoctonista, che cioè di contro a 31 testimoni antichi preferiscono privilegiarne uno solo\8\.
A questo proposito noi aggiungiamo che pure la usanza civica e religiosa degli Etruschi, di indicare il passaggio di ogni anno con l'affissione di un chiodo nel tempio della dea Northia\9\, induce ad intendere che gli Etruschi avevano ancora la memoria storica della data del loro arrivo in Italia, data che costituiva l'inizio di quella usanza e che ovviamente essi tenevano a ricordare.

Massimo Pittau



NOTE

1 - Ci limitiamo a citare i più famosi di questi studiosi: Å. Åkerström, C. Battisti, J. Bérard, V. Bérard, V. Bertoldi, K. Bittel, R. Bloch, A. Boethius, P. Bosch Gimpera, W. Brandenstein, E. Brizio, O Carruba, R. S. Conway, A. Della Seta, C. De Palma, P. Ducati, G. Dumézil, M. Durante, R. Dussaud, A. Furumark, G. Ghirardini, W. Georgiev, A. Grenier, J. Heurgon, A. Hus, G. Körte, H. Krahe, P. Laviosa Zambotti, M. Lejeune, D. R. Mac Iver, G. Maddoli, S. Mazzarino, B. Modestov, O. Montelius, G. Patroni, L. R. Palmer, G. B. Pellegrini, A. Piganiol, I. Pohl, G. Pugliese Carratelli, H. Rix, G. Säflund, F. Schachermeyr, J. B. Ward Perkins. E chiaramente sono quasi tutti personaggi autorevoli nel campo della storiografia moderna del mondo antico.
Sull'argomento poi si confronti A. Piganiol, in «Cahiers d'Histoire Mondiale», I, 1954, pagg. 328 segg.; W. Brandestein, Die Herkunft der Etrusker, in «Der Alte Orient», Leipzig, 35/1, 1937, pagg. 27-31; J. Heurgon, Rome et la Méditerranée occidentale jusqu'aux guerres puniques, Paris 1969, trad. ital. Il Mediterraneo occidentale dalla preistoria a Roma arcaica, Bari 1972, pag. 354; M. Pallottino, Etruscologia, Milano 1984, VII ediz., cap.II; D. Briquel, L'origine lydienne des Étrusques - Histoire de la doctrine dans l'Antiquité, Rome 1991, pag. 168.

2 - A. Carnoy, Dictionnaire étimologique du proto-indo-européen, Louvain 1955, pagg. 167-219; Idem, Etrusco-Latina, AGI, 41, 1956, pagg. 97-112; M. Durante, Considerazioni intorno al problema della classificazione dell'etrusco, in «Studi Micenei ed Egeo-Anatolici», VII, 1968, pagg. 23, 24; Idem, Etrusco e lingue balcaniche, in «Annali dell'Istituto Orientale di Napoli - Sezione Linguistica», III, 1961, pagg. 59-77; V. I. Georgiev, La lingua e l'origine degli Etruschi, Roma 1979; O. Carruba, L'origine degli Etruschi: il problema della lingua, in «Paleontologia linguistica», Atti VI Convegno Internazionale di Linguisti Milano 1974 (Brescia 1977), pagg. 137-150; F. R. Adrados, Etruscan as an IE Anatolian (but not Hittite) Language, in «The Journal of Indo-European Studies», Washington, 1989, Monograph no. 5, pagg. 363-383; A. Morandi, Nuovi lineamenti di lingua etrusca, Roma 1991; M. Pittau, La Lingua Etrusca - grammatica e lessico, Nùoro 1997, pagg. 28-33.

3 - Cfr. J. Bérard, La Magna Grecia cit., pag. 34; D. Musti, Etruschi e Greci nella rappresentazione dionisiana delle origini di Roma, in Autori Vari, Gli Etruschi e Roma, Incontro di studio in onore di M. Pallottino, Roma 11-13 dicembre 1979 (1981), pag. 23.

4 - Per l'indicazione esatta delle opere e dei passi di questi autori antichi si vedano P. Ducati, Le problème étrusque, Paris 1938, pagg. 24-26; G. Buonamici, Fonti di storia etrusca tratte dagli autori classici, Firenze-Roma 1939, pagg. 92-102.

5 - Cfr. Tacito, Annales, IV 55, 8; J. Bérard, La Magna Grecia cit., pag. 468; J. Heurgon, Il Mediterraneo occidentale cit., pag. 389.

6 - Cfr. D. Briquel, L'origine lydienne des Étrusques cit., pagg. 97 segg.

7 - L. A. Seneca, ad Helviam matrem de consolatione, VII 2.

8 - La più impegnata presa di posizione a favore della tesi di Dionisio di Alicarnasso è stata quella di M. Pallottino, L'origine degli Etruschi, Roma 1947; il quale ha tentato di distruggere le tesi dei migrazionisti sollevando tutto un polverone di critiche e di obiezioni e finendo col provocare una confusione generale.

9 - Livio, VII 3, 7. Cfr. J. Heurgon, La vie quotidienne chez les Étrusques, trad. ital. Vita quotidiana degli Etruschi, Milano 1967, II ediz., pag. 256.


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