LAMINA DI MONTE PITTI (CIE 5211; TLE 380; ET, Po 4.4)
Il tardo lat. defixio,-onis significava propriamente «trafittura, inchiodatura», ma aveva assunto il significato figurato di «fattura, maleficio, maledizione». Essa consisteva in un’azione di sortilegio malefico, che un individuo promuoveva a danno di un suo nemico, esecrandolo o consacrandolo agli dèi infernali, con la richiesta che se ne impadronissero al più presto. Le defixiones in genere venivano scritte su cocci di argilla oppure su lamine di bronzo o di piombo e venivano gettate in cavità del terreno oppure interrate nei cimiteri, affinché fossero più vicine ai destinatari, gli dèi infernali. Questa defixio etrusca, scritta su una lamina di piombo, del secolo II a. C. e rinvenuta a Monte Pitti presso Populonia, è abbastanza importante sia come testimonianza diretta di quella antica pratica, sia perché contiene alcuni importanti vocaboli che si ritrovano anche in altri testi etruschi e di cui si è scoperto il significato in maniera quasi certa. La defixio investe addirittura 12 individui (11 maschi e 1 donna) appartenenti ad alcune famiglie e infine una liberta chiamata Titia o Tizia Setra. SΘ · VELŚU · LΘ · C(LAN) · LΘ · VE[LŚU] INPA · ΘAPICU|N ΘAPINTAŚ · AΘ · VELŚU · / LΘ C(LAN) / LΘ · VELŚU LΘ · C(LAN) · LS · VELŚU · / LΘ C(LAN) / LΘ · ŚUPLU AΘ · ŚUPLU · LS · HASMUNI SΘ · CLEUSTE · AΘ ·CLEUSTE · VL · RUN[I]S | AU ΘANCVIL · VELŚUI · CEŚ · ZERIŚ · IMS · S[EUS?] E[ISER?] MUTIN · APRENŚAIŚ · INPA · ΘAPICUN · ΘAPINTA<I>Ś · CEUŚN · INPA · ΘAPICUN · I LU[C]U · ΘAPICUN · CEŚ · ZERIŚ TITI · ŚETRIA · LAUTNITA Setre Velsonio f(iglio) di Lart, Lart Velsonio questi in maledizione esecrando, Ar(runte) Velsonio ANALISI FILOLOGICA APRENŚAIŚ probabilmente APRENŚA-IŚ «di/del legamento magico», «di/della dannazione magica» (in genitivo), da confrontare col lat. pre(he)ndere, apprehendere «afferrare, legare» (finora di origine incerta; DELI) (significato compatibile col contesto). C abbreviazione di CLAN, CLEN «figlio». CEŚ significato certo «di questo-a; di costui-costei», genitivo del pronome CA «questo-a». CEUŚN probabilmente «ciascuno, ognuno-a», in accusativo. ILU[C]U (così da me ricostruito) significato probabile «canto o nenia funebre». Vedi TCap. IMS probabilmente «nel fondo, alla fine»», da confrontare col lat. imus «basso, (pro)fondo», che finora è di origine incerta (DELL; DEI, imo; DELI; Etim). INPA (IN-PA) significato quasi certo «che, il/la quale, lo/la», accusativo di IPA, anche plur.). LAUTNITA significato certo «liberta», ossia “schiava liberata”. È citata alla fine perché tutti quelli precedenti sono individui “liberi”. MUTIN probabilmente «che mutiate!, che orniate!» (esortativo in II pers. sing. e plur.). SE potrebbe forse essere la sigla di SEUS EISER «dèi di sotto o infernali» (?) Vedi ŚEUŚ del Liber. ŚUPLU come appellativo corrisponde al lat. subulo,-onis «flautista», come gentilizio corrisponde a quello lat. Subulnius (DICLE 165). ΘAPICUN probabilmente «maledizione, esecrazione», forse da confrontare col tardo lat. tapinus «misero, infelice, meschino» e col greco tapeinós. Vedi ΘAPINTAŚ. ΘAPINTAIŚ quasi certamente è da emendarsi in ΘAPINTAŚ. ΘAPINTAŚ significato probabile «maledicendo, esecrando» (in gerundio presente). ΘAPICUN ΘAPINTAŚ «maledicendo (una) maledizione» (con accusativo dell’oggetto interno), formula di malaugurio, contraria all’altra di bonaugurio, del Liber linteus, SLAPIXUN SLAPINAŚ «benedicendo (una) benedizione, formulando una benedizione». ZERIŚ (ZERI-Ś) probabilmente «serie, elenco» (in genitivo) da confrontare col lat. series.
Massimo Pittau, 2017 |
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