Valore della documentazione della Lingua Etrusca
È da circa quarant’anni che io mi dedico allo studio della lingua
etrusca, però assieme a quello di altre lingue vicine all’etrusco nello
spazio e nel tempo, cioè il latino, il greco, il protosardo o
paleosardo. Sia pure per il semplice effetto della mia salute e della
mia longevità, io sono il linguista storico che ha dedicato un così
ampio lasso di tempo alla lingua etrusca. Ed ho pubblicato su di essa
una quindicina di libri e un centinaio di studi. § 1. Data soprattutto la ben conosciuta frammentazione politica degli Etruschi, il valore della documentazione varia moltissimo fra uno scritto etrusco e l’altro a seconda della sua diffusione spaziale o geografica. Uno scritto etrusco rinvenuto a Pontecagnano può essere molto differente in valore documentario da quello rinvenuto a Marsiglia. § 2. Il valore della documentazione varia moltissimo fra uno scritto etrusco e l’altro a seconda della sua diffusione cronologica o temporale. Uno scritto etrusco risalente al secolo VII avanti Cristo può essere molto differente in valore documentario da quello risalente al I secolo dopo Cristo. § 3. La differenza di valore degli scribi o incisori e scrittori
delle varie iscrizioni etrusche varia moltissimo di volta in volta. § 4. Da questo lungo elenco di estensori di iscrizioni o di scritti risultano due chiare logiche conclusioni: 1ª) Tra gli Etruschi la alfabetizzazione o capacità di leggere e di scrivere era ampiamente diffusa. Si ha quasi l’impressione che nella scrittura gli Etruschi trovassero perfino un grande diversivo; 2ª) La differenza delle rispettive capacità alfabetiche o scrittorie tra gli individui del lungo elenco citato è enorme; si pensi alla differenza che poteva esistere fra chi scriveva il nome e il gentilizio di un suo defunto graffiandolo su una semplice tegola funeraria e lo scriba che invece scriveva o trascriveva un ampio testo di cerimonie e riti religiosi. § 5. Per tutti gli scritti etruschi, epigrafici e letterari, entra pure in gioco la eventualità di errori di scrittura più o meno gravi. E di fatto alcuni errori di scrittura siamo già stati in grado di trovarli e di segnalarli. § 6. Si riesce a capire bene che esistevano sodalizi di scribi che
operavano in botteghe funerarie presso i cimiteri, pronti a mettersi a
disposizione dei parenti dei defunti per trascrivere il loro nome e
gentilizio, il parentado e l’epitaffio. § 7. Ebbene, in una così ampia gamma di differenze spaziali,
temporali e culturali esistente fra ciascuna delle iscrizioni, è del
tutto illegittimo tentare di formulare conclusioni certe ed univoche
sulla lingua etrusca - lessicali e grammaticali -. § 8. Circa la reale aleatorietà di qualsiasi proposta effettuata su un problema di ermeneutica etrusca, è molto significativo e direi paradigmatico il caso delle lunghe discussioni che si sono fatte una trentina di anni fa sulla interpretazione e traduzione dell’iscrizione MI ARAΘIALE ZIXUXE (ET, Fa 6.3 – 7:m; su arhyballos). Ebbene, da questo solo ed unico caso si è voluta trarre la enorme
conclusione che in etrusco esistesse pure la forma del passivo
differente ed opposto all’attivo, consistente nella opposizione -CE,
-KE/-XE, per cui si è accettata quasi universalmente la ipotesi che
l’iscrizione dovesse essere tradotta «io sono stato disegnato per
Arrunte». E da allora è quasi ipotesi universalmente accettata che
tutti i preteriti etruschi in -XE siano da tradurre al passivo. Ed
invece era una conclusione eccessiva, del tutto immotivata, tratta –
come già detto – da un solo ed unico caso. Massimo Pittau, 2017
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