Nell'antico Alto
Adige o Raetia
abitavano e
comandavano gli Etruschi
La questione dell’etimologia, cioè dell’origine e del significato
effettivo dell’etnico lat. Raeti
era fino a qualche tempo fa tutta in alto mare. C’era stato di recente
uno specialista della lingua retica, Giovanni Rapelli, il quale vi ha
dedicato un ampio paragrafo della sua notevole opera “Il latino dei
primi secoli (IX-VII a. C. e l’etrusco”
(Roma 2013, ItalAteneo); in questo egli ha effettuato una minutissima e
approfondita analisi della questione, prospettando differenti soluzioni
ipotetiche, fra le quali però non si è deciso a preferirne una. E per
questo motivo fino a qualche tempo fa io mi sentivo di poter affermare
che la questione dell’etimologia dell’etnico lat. Raeti e della
loro terra Raetia era ancora del tutto aperta.
I Raeti, Rhaeti sono citati da parecchi autori latini
e greci e la Raetia, Rhaetia comprendeva l’attuale Tirolo,
parte della Svizzera e della Baviera (Tacito, hist.
2.98.1). Secondo Tito Livio (V, 33), nativo di Padova e quindi
particolarmente informato dei fatti locali e di quelli vicini, i Raeti
erano di etnia etrusca, come risultava anche dalla lingua che ancora
parlavano. Massimo Pallottino (Etruscologia, VII ediz.
rinnovata, pag. 224) ha sottolineato “la non frequente perentorietà
dell’affermazione di Livio haud dubie”, cioè “senza alcun
dubbio”. Anche secondo Plinio il Vecchio (Naturalis Historia,
III, 133), i Raeti
erano di etnia etrusca ed erano stati respinti nelle valli alpine per
effetto della invasione della pianura padana da parte dei Galli o Celti.
Due importanti premesse metodologiche: I) In questo mio scritto io
faccio riferimento a vocaboli etruschi, che – come molti sanno –
essendo documentati in massima parte da iscrizioni funerarie, sono
ovviamente ‘antroponimi’. Ma si deve ricordare e sottolineare che tutti
gli ‘antroponimi’ in origine erano ‘appellativi’, ragion per cui il
passaggio da quelli a questi è un procedimento del tutto legittimo. È
senz’altro appropriato il forte rammarico che moltissime delle
iscrizioni funerarie etrusche siano costituite solamente da
antroponimi, ma questi, prima di essere ‘antroponimi’, erano
altrettanti ‘appellativi’, i quali perciò stesso offrono l’opportunità
di individuare il “significato” originario del precedente appellativo
etrusco. Ad esempio: a) Il frequente prenome o nome personale etrusco
LARCE è testimoniato in una recente iscrizione in alfabeto latino come Large,
ed allora dall’aggettivo lat. largus
«largo, generoso, magnanimo» (finora privo di etimologia) è possibile
dedurre che anche l’etrusco LARCE in origine significasse «largo,
generoso, magnanimo»; b) Dal prenome etrusco SPURIE, corrispondendo
chiaramente all’aggettivo lat. spurius «figlio spurio o
illegittimo» è facile ed ovvio dedurre che anche l’etrusco SPURIE in
origine significava «figlio spurio o illegittimo»; c) Siccome il
gentilizio etrusco SATURE corrisponde chiaramente all’aggettivo lat. satur
«saturo, sazio», è facile dedurne che anche l’etr. SATURE significava
«saturo, sazio».
II) Con l’intento di evitare al massimo eventuali concordanze
fonetiche ‘casuali o fortuite’, mi sono sempre imposto di confrontare
tra loro solamente vocaboli di almeno 5 fonemi. a) Si può eventualmente
scendere sotto questa cifra soltanto quando ci sia una perfetta
uguaglianza semantica o di significato dei vocaboli confrontati. b)
Dalla lunga pratica di etimologo a me risulta che la situazione
migliore per risolvere i problemi etimologici è quella che riguarda
vocaboli che hanno 6 fonemi disposti in 3 sillabe. I vocaboli che
invece hanno più di 6 fonemi e più di 3 sillabe risultano “ambigui”,
dato che possono essere appellativi o verbi con lunghe desinenze o
terminazioni oppure possono essere “vocaboli composti”.
* * *
L’origine etrusca dei Raeti è ampiamente confermata
dai relitti della lingua etrusca, quelli raccolti dal Corpus
Inscriptionum Etruscarum (CIE) e ormai anche dal Thesaurus
Linguae Etruscae (I e II edizione) (ThLE) (sono qui scritti
in caratteri tutto maiuscoli). E questi sono gli antroponimi o
gentilizi seguenti:
RITNAS «(di) Ritinio», gentilizio masch. in genitivo; REITNEI,
RITNEI «Ritinia» (gentilizio femm.); RITINATIS «(di) *Ritinatio» (in
genitivo) soprannome o cognomen probabilmente =
‘cacciatore con reti’. (Per l’accento e per il suffisso sono da
richiamare e sottolineare gli appellativi ital. rètina e
retìna, entrambi di evidente marca etrusca). E
tutti sono da confrontare coi gentilizi lat. Raetin(i)us, Raetius,
R(a)etina, Retinus, Ritin(i)a, Ritinius (RNG).
L’alternanza dei dittonghi e delle vocali ae/ei/e/i è ben
conosciuta nella fonologia della lingua etrusca (LICE norma 1).
Tutto ciò premesso, io ho riportato l’etnico Raetus al vocabolo
etr. RETEE (ThLE²) e all’appellativo lat. rete,-is,
retis,-is (finora di origine oscura, ma quasi certamente etrusca; DELL,
AEI, DELI², Etim) col significato appunto di
«cacciatore con reti».
La caccia di uccelli, cervi, daini, cinghiali, ecc. effettuata con
le reti, è antichissima e tuttora molto diffusa fra i popoli, anche se
proibita in alcuni paesi come in Italia. Essa è molto più diffusa in
montagna e molto meno in pianura. La pianura infatti è in genere molto
abitata dagli uomini, è occupata da animali addomesticati (ovini,
bovini e suini) e dalle coltivazioni agricole, per cui c’è pochissimo
spazio per la caccia con le reti. La caccia con reti invece è
frequentissima in montagna, sia perché questa è molto meno abitata
dagli uomini, è in genere boscosa ed inoltre la favorisce molto con le
valli e vallette e coi canaloni e valichi, in cui gli uccelli e gli
animali sono costretti a passare e in cui i cacciatori sistemano le
loro reti.
Niente di strano pertanto che i Raeti, residenti in tutte le
vallate dell’Arco Alpino fino all’Austria, alla Svizzera e alla
Baviera, vi esercitassero la caccia con le reti e pertanto venissero
chiamati «Cacciatori con le reti». Tuttora, nonostante il divieto delle
leggi, nel Trentino si esercita di frequente la ‘caccia con le reti’ e
ciò per bracconaggio.
Non c’è alcunché di strano nel fatto che tutto un popolo abbia
potuto derivare il suo nome di «Cacciatori con le reti», dato che, ad
esempio, gli antichi Sicani e Siculi molto
probabilmente hanno derivato il loro nome dall’arma tribale che essi
adoperavano, il lat. sica, sicŭla «pugnale, piccolo pugnale»,
finora di origine sconosciuta (DELL, DELI²,
Etim),
ma quasi certamente etrusca, come dimostrano i gentilizi etr. SICE e
SICLE probabilmente «Sicilio», gentilizio masch., da confrontare con
quello lat. Sicilius (RNG) (ThLE²).
Abbiamo prove chiare e sicure della conoscenza e dell’uso che gli
Etruschi facevano delle reti: ad esempio, il lat. retiarius
era il «gladiatore che combatteva con una rete e col tridente» ed è
noto che i ‘giochi gladiatori’ sono stati inventati proprio dagli
Etruschi.
Notevole è il fatto che l’origine etrusca dell’appellativo rete è
confermata da alcuni fitonimi della lingua protosarda, affine – come
vado sistematicamente dimostrando - alla lingua etrusca: reti,
rethi, teti, tethi, tetti (masch.), tettione
«clematide cirrosa», «fiammola», «vitalba» (Clematis cirrosa, C.
flammula, C. vitalba L.): quasi certamente relitto protosardo da
confrontare - non derivare – col lat. rete, retis.
Le piante citate, simili tra loro nell’apparenza, costituiscono spesso
una ‘rete’ stesa fra le altre piante che intralcia il passaggio degli
animali e degli uomini. E c’è da precisare che
difficoltà
fonetiche impediscono la sua derivazione dal vocabolo latino che –
insisto nel precisarlo – era finora di origine oscura (NVLS).
* * *
E adesso ecco l’elenco dei principali toponimi e idronimi
della regione, che sono di quasi certa origine etrusca.
Adige (il secondo per lunghezza (410 km) tra i
fiumi italiani dopo il Po, deriva dal lat. Atesis, il quale
probabilmente è da confrontare col gentilizio etr. ATESA (ThLE).
Alpi (catena montuosa), appellativo ital. alpe
«montagna», che deriva dal lat. Alpes, probabilmente =
«bianche, innevate» (oronimo prelatino secondo i DEI, AEI, DELI²,
Etim), che è da connettere con alpus «bianco» (album ...
Sabini tamen alpum dixerunt, unde credi potest nomen Alpium a candore
nivium vocitatum; Paolo-Festo, 4, 8) (G. Alessio, Fortune 36,
invece chiama in causa direttamente l'etrusco); gli aggettivi lat. Alpicus,
Alpinus e gli antroponimi Alpius, Alpin(i)us,
Alpinianus, Alpionius (RNG) sono da confrontare con quelli
etr. ALPNA, ALPNANA, ALPU, ALPIU (suffissi -ic-, -in-, -
ů-, -on-; LICE norma 5) (DETR; DICLE
27, 28).
Aurina, Valle Aurina (provincia autonoma di
Bolzano) è da confrontare con Aurina, antico nome di Saturnia,
frazione del comune di Manciano, nella provincia di Grosseto, in
Toscana (M. Pallottino, Etruscologia, VII ediz. rinnovata pag.
282).
Belluno - Città della Regione Veneto, ma
strettamente
attigua all’Alto Adige. Il valente linguista bellunese G. B. Pellegrini
era l'autore del più impegnato e consistente studio sulla etimologia
del nome della sua città natale. Egli aveva prospettato che il toponimo
fosse derivato da una forma supposta *Belo-dunum, composta dal
gallico dunum «oppidum, fortezza, rocca» e *bel-,
*bhel- «splendente», attraverso una forma *Beldunum -
Nonostante l'alta stima che avevo di questo illustre collega ed amico,
io non accetto questa sua proposta e ciò a motivo di quattro
consistenti difetti che noto in essa: 1°) L'etimologia proposta dal
Pellegrini è fondata su una base *Belo-dunum supposta ma non
attestata e tutti i linguisti sanno che in una simile condizione
qualsiasi etimologia si presenta già come sostanzialmente mal ferma e
debole. 2°) In tutte le lingue che conosco il nesso consonantico liquida
l/r + cons., come sarebbe stato quello *-ld- di *Beldunum,
è molto forte o solido, per cui non si comprenderebbe affatto
la sua scomparsa.
3°) Non si comprenderebbe neppure perché di questo nesso consonantico
molto solido non sia rimasta alcuna traccia nelle abbastanza numerose
documentazioni che si sono conservate del toponimo, ad iniziare
dall'epoca del primo Impero di Roma. 4°) Io ritengo di poter presentare
una spiegazione etimologica che è molto meno costosa di quella del
Pellegrini e quindi è molto più plausibile o accettabile, anche per il
motivo che non fa riferimento ad alcuna base semplicemente supposta.-
Le antiche e numerose documentazioni del toponimo sono le seguenti: Beloũnon,
con l'etnico Belounōn, in Tolomeo (III, 1.26, 28), Belunum,
Velunum in Plinio (nat. hist., III, 130), Beluno in CIL
VI, 2612, de Belluno in Paolo Diacono (Hist. Rom. VI,
26) con l'etnico Bellunensis (Hist. Lang. III, 26),
altra forma di etnico in Gregorio Magno (Ep. 1, 16a) ecclesiae
Bellunatae.- Tutto ciò premesso, io prospetto che Belluno
sia da riportare al nome della dea romana della guerra Bellona ed
interpreto che in origine Bellunum significasse ‘oppidum
dedicato a Bellona’.- L'appellativo lat. bellum
«combattimento, guerra» e la corrispondente dea Bellona sono di
origine ignota; ma io li ho riportati all’appellativo lat. duellum,
bellum (pur’essi finora di origine ignota). Questo duellum è
da connettere col gentilizio lat. Duellius e da confrontare con
quello etr. ΘVEΘLIES, ΘVETLIES, ΘVETELIES, TVEΘELIES «(di)
Duellio», gentilizio maschile in genitivo. In proposito è anche
importante considerare che la mancata documentazione del toponimo Belluno
nella forma di *Bellono costituisce
una prova quasi sicura del fatto che il toponimo è uno di quelli che
gli Etruschi hanno lasciato nell’Arco Alpino, nel loro rifugiarsi tra
le montagne delle Alpi Rezie di fronte all'incalzare degli invasori
Galli (T. Livio, V 33).- Si sa inoltre che i lat. bellum e Bellona
erano le forme recenti, mentre quelle più antiche erano duellum
e Duel(l)una). In proposito Paolo-Festo (58, 20) dice: duellum
bellum videlicet quod de duabus partibus de victoria contendentibus
dimicatur «duellum bellum quello che si combatte da due
parti contendenti sulla vittoria», ma cadendo chiaramente in una
paretimologia col numerale duo «due».
Ebbene, anche di questa forma arcaica dell'appellativo io ritengo di
aver trovato il corrispettivo nel lessico della lingua etrusca
conservatoci nella forma del citato antroponimo ΘVEΘLIES, ΘVETLIES, ΘVETELIES,
TVEΘELIES «(di) Duellio», gentilizio, il quale è da confrontare
con quelli lat. Duelius, Duellius, Duillius, Duilius (RNG).
È abbastanza noto che la dentale spirante etrusca /Θ/
spesso veniva resa in latino con la dentale sonora /d/.- Però
intendo precisare e sottolineare: a me sembra molto probabile che la denominazione
della città di Belluno sia da attribuire agli Etruschi provenienti
dalla Valle Padana; la denominazione, ma non la fondazione
del centro abitato, che invece poteva essere stata effettuata da
qualche altro popolo precedente (cfr. Bergamo).- Esistono
anche gli odierni toponimi Montebelluna (Treviso) e Val
Belluna (=
Valle del Piave), ma sembra che siano da riportare alla città di
Belluno, come suo territorio e come suo confine originari.- Infine
esiste anche un altro toponimo odierno, che si potrebbe riportare al
nome della dea romana della guerra, Bellona, in provincia di
Caserta, ma è evidente che questo deriva direttamente dalla forma
latina. Vedi Cortina.
Bolzano, tardo latino Bolzanum, Bulsanum,
Volzanum, (Bulsan in ladino) che è da connettere e
confrontare con Bolsena, Volsinii (Lazio). È da
ricordare che il nome etrusco di Orvieto, VELSENA, VELSNA,
passò a indicare il sito di Bolsena,
dove furono trasferiti i suoi abitanti quando la città fu conquistata
dai Romani nel 264 a. C. È pertanto probabile che i fondatori di
Bolzano fossero originari di Orvieto (TopIt 131).
Bressanone (in tedesco Brixen) (comune
della
provincia autonoma di Bolzano). In periodo alto medioevale, quando
venne del tutto meno l’amministrazione imperiale di Roma e venne
sostituita da quella ‘feudale’, giocarono un ruolo fondamentale i
vescovi e gli arcivescovi cristiani col titolo di ‘vescovi o
arcivescovi conti’. A Bressanone esisteva addirittura il ‘principe
vescovo’ (Fürstbischof in
tedesco). È da premettere che gli Imperatori del Sacro Romano Impero e
i Sovrani in genere preferivano affidare un feudo ad un ‘ecclesiastico’
anziché ad un ‘laico’, per il motivo fondamentale che alla morte del
primo essi recuperavano il feudo perché costui non poteva avere ‘figli
legittimi’, mentre alla morte dell’affidatario laico, gli Imperatori
praticamente perdevano il feudo perché questo veniva ereditato dai
figli legittimi del feudatario laico.- Tutto ciò premesso io sostengo
che il toponimo Bressanone sia da confrontare e riportare al
nome del famoso re di Chiusi Porsenna.- Rettamente
questo era stato già interpretato come un semplice ‘appellativo’,
ragion per cui c’è plausibilmente da ritenere che possa essere
accostato all’appellativo etrusco-latino ‘persona’ = «maschera
di teatro, attore, personaggio». Questo deriva dall’etr. ΦERSU «attore,
personaggio» (TLE 80; ET, Ta
7.4, 11 - 6:s; scritta dipinta accanto alle figure di uomini mascherati
su una parete della "Tomba degli Auguri") ed è da confrontare anche col
gentilizio PERSU (= lat. Personius (ThLE²; RNG) (per
l’alternanza P/Φ e per il suffisso ‘accrescitivo’ -un/ů
nasalizzato si veda LICE norme 4,7). Orbene, dato che
questa connessione dell’etrusco-latino ‘persona’ col nome Porsenna
è molto probabile, se ne può dedurre che, dunque, in effetti Porsenna
significava «Personaggio, Grande Personaggio», in somma «Principe». E
la ovvia conclusione è questa: molto probabilmente il toponimo Bressanone,
col significato appunto di «Principe»,
deriva dalla lingua etrusca, nella quale trova i seguenti altri
corrispettivi: ΦURSEΘNEI «Porsennia», ΦERSNALAS «di *Personalio»,
gentilizio masch. in genitivo, da confrontare con quello lat. Personius
(RNG). C’è da precisare e sottolineare che il significato di
«attore» dell’etr. ΦERSU è assicurato da quelli del lat. persona
«maschera, attore, personaggio» che ne è derivato. A questo punto mi
piace inserire la seguente importante aggiunta suggeritami dal mio
collega ed amico Mauro Maxia: “Dei significati che 'persona' aveva
in
latino, che lo aveva ereditato dall'etrusco, resta
testimonianza anche
in sardo. Per es. fàghersi pessone 'procurarsi una
distinta condizione in società'; s'est fattu una pessone' è
diventato un personaggio di rilievo'. Accanto a questa accezione
resta quella, più comune, di pessone nel
senso di 'figura, corpo, corporatura' e anche 'cadavere'”. Sempre
sull’argomento c’è ancora da precisare che si deve respingere la tesi
corrente secondo cui l’appellativo etrusco-latino ‘persona’ deriverebbe
da quello greco prósōpon «faccia, viso, aspetto», perché vi si
oppongono forti discrepanze tra i due, sia fonetiche sia semantiche.
Tra i due appellativi è possibile soltanto una semplice ‘associazione
di idee’ (DELL).- È inoltre molto significativo che in latino Porsenna
suonasse anche Porsinna, Porsina e pure Porsĕna
(Orazio, Epod. 16.4; Marziale, 1.21.6) e in etrusco
probabilmente ΦURSEΘNEI «Porsennia» (ThLE² 419): queste
varianti trovano esatta corrispondenza con gli altomedioevali nomi di
Bressanone: Pressena (anno 827), Prichsna (anno 901), Brixina,
Brihsina, Brichsen,
Brihsen, Brixen (successivi); ed inoltre nel bellunese Persenòn
(DTI) e nel ladino Porsenù (vedi Egon Kühebacher, Die
Ortsnamen Südtirols und ihre Geschichte, Bozen, Verlagsanstalt
Athesia, ²1995).
Infine il significato di «Personaggio, Grande Personaggio,
Principe», corrisponde esattamente al grande ruolo che il «Principe
Vescovo» di Bressanone ha esercitato nella intera storia della città e
di tutto l’Alto Adige.
Caines (Càines, in tedesco Kuens)
(piccolo comune della provincia autonoma di Bolzano; presso Merano,
chiuso ad Ovest e a Sud dal Rio Finale. Il HYPERLINK
"https://it.wikipedia.org/wiki/Toponimo" \o "Toponimo" toponimo è
attestato per la prima volta nell’anno HYPERLINK
"https://it.wikipedia.org/wiki/720" \o "720" 720 come Cainina,
(anno 931) Cheines, (anno 1291) Chains,
(sec. XIV) Caihas Kaims, Kayns. Esso è da confrontare
con l’etr. CAINE (ThLE) ed inoltre col lat. caenum
«fango, melma, pantano» (finora di origine ignota; DELL).
Evidentemente è da privilegiare il significato di «pantano» per
indicare quello provocato dal rivo.
Cortina (due: Belluno e provincia autonoma di
Bolzano) deriva dal lat. cortina, curtina «cortina, tenda,
recinto», col significato di «recinto per bestiame» (di origine ignota
per i DELL, ThLE; per me diminutivo di curs, curtis
«corte, cortile»); da connettere col gentilizio lat. Curtinius
(CIL V 1780; RNG) ed inoltre da confrontare
con quelli etr. CURTINE, KURTINA, QURTINIIE (alternanza o/u; suff.
–in-; LICE norma 5) (LELN 115; DETR; ESL
252; DICLE 13, 69). Vedi toponimo Cortennano,
appellativo cortina.
Egna (comune della provincia autonoma di Bolzano),
corrisponde al probabile aggettivo etr. ECNA(-S) «igneo,
ardente, caldo», da confrontare col lat. ignis «fuoco»,
variante ecne (ThLL), forma supposta *egnis (DELL).
ECNATE, ECNATIE, EKNATE «Egnatio», gentilizio masch.,
da confrontare con quello lat. Egnatius, Ignatius,
probabilmente cognomen = «(individuo) caldo, focoso» (LEN 191;
RNG). Vedi ECNIA, ICNI.
Fèrsina (torrente che passa per Pèrgine e per Trento)
che è da confrontare con Felsina (Bologna) (G. B. Pellegrini, TopIt
134), FELSNA/FELSINA, il quale a me sembra che possa essere confrontato
con l’appellativo tedesco Fels, Felsen «roccia, rupe», in
questo caso la roccia scavata dal torrente. Cfr. Arno.
Fleres (fiume e valle della provincia autonoma di
Bolzano) che corrisponde perfettamente all’appellativo etr. FLERES
«vittima», «offerta votiva», «ex voto». Qui potrebbe significare
«(fiume) sacro, consacrato».
Gardena, Val Gardena (provincia
autonoma di Bolzano) probabilmente significa «valle dei cardi», che è
da connettere col lat. carduus (finora di origine ignota per i
DELL, AEI, DELI², Etim; ‘mediterraneo’ per
il DEI) (uscita -uu-; LICE norma 15),
il quale probabilmente è da confrontare col gentilizio etr. CARTA,
KARTE (= lat. Cardius, Cardus; RNG).
Nella etimologia dei toponimi conviene sempre privilegiare l’‘elemento
botanico’, dato che è quello più stabile nel territorio. Vedi Gardone,
appellativo cardo.
Helveti, etnico che deriva dal
latino, a sua volta probabilmente dal lat. helvus
«giallastro, di colore isabellino», aggettivi helven(n)acus,
helvinus «giallastro, biondo» [uscita -vu-; suffissi -en(n)-/in(n)-,
-ac-; LICE norma 5] da confrontare col gentilizio etr.
HELVE. Gentilizi lat. Helvius, Helvinius, Helvinus (RNG)
da confrontare con quelli etr. HELVINATI, HELVNA. È dunque
probabile che in origine Helveti significasse «(Uomini) Biondi»
(LELN 166; DILE; DICLE 94). Vedi
appellativo elvella.
Laives (Làives; in tedesco Leifers,
comune della provincia autonoma di Bolzano) finora di origine dubbia (DTI),
che quasi certamente deriva dall'etr. LAIVES «di sinistra», qui col
significato di «(riva o sito o borgo) a sinistra» del fiume Adige. Vedi
etr. LAIVEIS(-M) «e (d)a sinistra», da confrontare col lat. laevus «mancino,
sinistro» (Liber linteus, VIII 12). Vedi pure etr. LAIVES,
LEIVES «di Laev(i)o», gentilizio masch. in genitivo, da confrontare con
quelli lat. Laev(i)us (RNG) (TLE 912, 917);
LAIVIS(-CA) «e (quel)la sinistra», oppure «quello di sinistra» (in
genitivo articolato) (LEGL 47, 105, 131) (Liber linteus,
VI.10).
Meclo/Mechel (toponimo della Val di Nòn) che
secondo Gian Battista Pellegrini (TopIt 134) è da connettere con
l’etr. MEXLUM «lega, federazione, comunità, stato», variante di MEΘLUM.
Pèrgine (due: Arezzo, provincia autonoma di
Trento), che è da connettere coi gentilizi lat. Percenna,
Percen(n)ius (RNG) e da confrontare con quelli etr. PERKENA,
PERCNA(-S), PERKNA(-S), in origine probabilmente = ‘nativo di Pyrgi’
[suff. –en(n)-, -n-; LICE norma 5) (LISNE
233; LELN 211; DETR; TIOE 87; DICLE
131).
Salorno (Salurn in HYPERLINK
"https://it.wikipedia.org/wiki/Lingua_tedesca" \o "Lingua tedesca"
tedesco) - Comune della HYPERLINK
"https://it.wikipedia.org/wiki/Provincia_autonoma_di_Bolzano" \o
"Provincia autonoma di Bolzano" provincia autonoma di Bolzano. Sia per
il suo suffisso (-rn-; LICE norma 9) sia per il suo significato
di «salubre» è da confrontare con l’altro della Campania Salerno.
Infatti per il suo clima molto salubre, Salorno è chiamato il
‘Giardino del Sudtirolo’. Per il suo suffisso è anche da confrontare
col toponimo ligure Spotorno, che è anch’esso di probabile
origine etrusca.
Varena (comune della provincia autonoma di Trento)
- È molto probabile che anche questo
toponimo sia di origine etrusca, come indizia già la sua desinenza -ena
(LICE norma 5). Esso corrisponde al toponimo tosc. Varéna,
che è di quasi sicura origine etrusca (TVA 54). Per il
significato è probabile il loro accostamento a Varallo (Sesia),
per il quale io ho già prospettato che sia da
confrontare col lat. varus «volto in fuori, storto, curvo»,
«divergente, contrario», vara «ramo forcuto, forcella, sostegno
biforcuto, cavalletto» (Columella 5.9.2), il quale è chiaramente da
connettere col lat. varius «vario, variegato, molteplice,
differenziato». Questo aggettivo latino finora risulta privo di
etimologia (DELL, DEI, DELI², Etim), ma mio avviso
è da riportare alla lingua etrusca, come corrispondente del gentilizio
VARI, VARIE (ThLE² 124, 406). Ciò premesso io prospetto che Varena
significhi «forcella», cioè ‘punto di incontro di due fiumi o due
strade o due valli’. Vedi Varna.
Varna (due: Toscana, FI; provincia autonoma
di Bolzano) (in tedesco Vabrn). La derivazione – del tutto
ovvia – del nome del paese di Varna, in provincia di Firenze,
dal gentilizio masch. etr. VARNA è già stata fatta da Silvio
Pieri (TVA 54). Ugualmente io riporto la derivazione del nome
dell’altro Varna,
in Alto Adige, al medesimo gentilizio etrusco. Probabilmente questo
toponimo VARNA è una forma sincopata dell’altro VARENA (vedi),
significando anch’esso ‘punto di incontro di due fiumi o due strade o
due valli’.
Velturno (in tedesco Velthurns)
(comune
della provincia autonoma di Bolzano, lungo il fiume Isarco) molto
probabilmente significa «(fiume) tortuoso», da connettere col lat. vol(u)tus
«volto, voltato, girato»; deriva chiaramente dal gentilizio etr.
VELΘURNA, che a sua volta probabilmente significava «(individuo)
tortuoso» (alternanza e/o/u; suff. -rn-; LICE norme
1,9). Vedi Volturno.
Vipiteno (in tedesco Sterzing) - Comune
della provincia autonoma di Bolzano), lat. Vipitenum, Vipitina
vallis della Raetia, sono da confrontare col
gentilizio etr. VIPITENE(-S), VIPIΘENE(-S) e con quello
lat. Vibidienus (RNG) (suff. -en-; LICE norma
5) (TLE, 286; LEGL 78; TIOE 91; DICLE 193, 195). Sul
piano etimologico forse il toponimo Vipiteno potrebbe essere
confrontato col lat. pitŭita «resina», avendo pertanto il
significato di «sito pieno di resina dei pini» (?).
* * *
Ovviamente l’‘Alto Adige’ ha in seguito subìto una quasi
totale
‘germanizzazione’ etnica e linguistica, anche nella sua denominazione,
che è diventata Sϋdtirol «Tirolo Meridionale». Ma
questa ‘germanizzazione’ è posteriore di più di un millennio rispetto
alla precedente ‘etruschizzazione’.
Massimo Pittau, 2019
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Le Monnier.
LEGL Pittau M., La Lingua Etrusca - grammatica e
lessico, Nùoro 1997, ediz. Insula (Libreria Koinè Sassari).
LLE Pittau M., Lessico della Lingua Etrusca –
appellativi antroponimi toponimi, Roma, Società Editrice Romana,
2012.
NVLS Pittau M., Nuovo Vocabolario della Lingua Sarda -
fraseologico ed etimologico, Domus de Janas edit. Selargius
2014, voll. I-II.
REE Rivista di Epigrafia Etrusca, pubblicata nella rivista
«Studi Etruschi».
RNG Solin H. et Salomies O., Repertorium nominum
gentilium et cognominum Latinorum, Hildesheim-Zürich-New York 1988.
TCL Pittau M., Tabula Cortonensis - Lamine di Pirgi e
altri testi etruschi tradotti e commentati, Sassari 2000 (Libreria
Koinè).
ThLE¹² Thesaurus Linguae Etruscae (I e II
edizione).
TLE Pallottino M., Testimonia Linguae Etruscae,
Firenze 1954, I ediz., II ediz. 1968.
TopIt Pellegrini G. B., Toponomastica Italiana,
Milano 1990, editore Hoepli.
Nota bene: parecchi rimandi da me fatti nel testo sono
riferiti alle mie opere su elencate con le relative sigle.
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